Capita che gli allievi mi facciano questa semplice domanda: "Prof, ma qual è la differenza tra un professionista e un dilettante?".
Sembra ovvia domanda e invece non lo è, soprattutto in questi tempi che il professionismo, data la costante deflazione salariale, vive un momento di possente annacquamento.
C'è ancora, in conseguenza della domanda e della considerazione sui tempi, la possibilità di distinguere tra un professionista e un amatoriale?
A mio parere c'è, ed è anche abbastanza semplice, semplice al punto che avendola sempre data per scontata, nessuno si è mai preso la briga di metterla "nero su bianco", cosa che non basterà, ma per lo meno ci fa da direttrice.
La differenza tra un dilettante ed un professionista è nella costante ricerca della precisione.
Semplice, vero? E non solo è semplice, ma adesso che questa definizione ve la trovate sotto gli occhi, scommetto che state pensando che è applicabile a qualsiasi lavoro: vale per il dentista quanto per il gommista, per il giornalista e l'avvocato, come per il muratore e lo stagnino. Giusto, vi dico, è proprio così! Pare poco, ma è tutto lì.
Attenzione solo a una cosa: costante ricerca della precisione.
E sì, perché il vero professionista non può che tendere natural-mente e costante-mente alla precisione ben sapendo che essa, come la Verità, è in realtà inafferrabile.
Eppure egli vi tende, la ricerca giorno dopo giorno, ora dopo ora, perché non può fare altrimenti: è il suo piacere e la sua condanna.
Credere di potere essere assoluta-mente precisi è delirio di onnipotenza.
Nelle pieghe, invece, della costante ricerca/sconfitta c'è l'umanità, con i suoi aneliti e le sue cadute, e la sua voglia di rialzarsi o di continuare ad alzare il tiro, la capacità di capire quando insistere e anche quando bisogna lasciare andare.
Chi non ricerca la precisione, non è un professionista.
È tutto qui, credetemi, non c'è altro.
Sono nato a Salerno, nella Hippocratica Civitas. E sono un Attore, un hypocrita. "Un attore – insegnava Marisa Fabbri - è prima di ogni altra cosa un cittadino". Si può dunque parlare di Teatro senza porre un accorto interesse verso tutto quello che ci circonda? Non credo. E non è mia volontà. Forse alla fine il cittadino avrà il sopravvento; ma così non fosse, sarebbe ancora il Teatro, avrebbe mai avuto senso l'essere Attore? Spero così siano chiari senso e bizzarro titolo di questo blog.
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