mercoledì 18 aprile 2018

L'ILLUSIONE DEL VIAGGIO

Ieri, mentre ero in auto, ho visto alla fermata del bus per l'aeroporto due ragazzoni di oggi, sani, nerboruti, le barbe folte e ben scolpite, ed ovviamente il trolley al loro fianco. 
Chissà dove andranno, mi sono chiesto; oggi puoi andare dove vuoi, basta che ti organizzi per tempo, tipo sei mesi prima, e trovi un biglietto da Torino a Barcellona anche per 20 leuri andata e ritorno. Certo, poi devi sperare che nel periodo stabilito non ti capiti qualcosa che ti faccia saltare il viaggio, che non necessariamente deve essere qualcosa di grave, ma è evidente che può capitare. 
I due ragazzi, secondo me, erano studenti, avranno avuto al massimo un 25 anni a testa. Chissà dove andavano? Forse già lavorano e l'azienda li mandava per quelle che una volta si chiamavano "missioni" e oggi avranno certamente un nome inglese che fa tanto figo ma del quale frega più niente a nessuno perché tanto vuol dire solo che ti mandano a risolvere una rottura di scatole, mentre con il nome italiano, il più delle volte, mi raccontavano quelli che ci andavano, si aveva diritto a una serie di trattamenti speciali che per andare in "missione" si faceva a botte. 
Comunque sia, siccome io ho bisogno di una seria vacanza, voglio immaginare che i due ragazzotti se ne siano andati in vacanza! Anche se era lunedì! Ma si sa, partire di lunedì per certe mete, quando gli altri non partono, costa meno; e magari si torna in un altro giorno lavorativo, il giovedì o il venerdì, o se sei fortunato il lunedì successivo, così anche il rientro costa meno. 
Voglio immaginare che siano andati a Barcellona, perché è una città che mi è molto piaciuta e nella quale tornerei. Avranno prenotato una albergo, o una pensione, o magari un appartamento alla Barceloneta, il quartiere popolare, vicino al bellissimo mercato non da turisti, dove possono farsi la spesa, cucinare in casa e risparmiare ulteriormente rispetto all'albergo e al ristorante tutti i santi giorni. E per far questo avranno smanettato sui siti, alla ricerca della offerta più conveniente, diciamo il miglior rapporto qualità/prezzo, perché loro non si buttano proprio nel primo tugurio che trovano: quindi un po' di tempo ce l'avranno messo, scambiandosi le informazioni, sentendosi decine di volte per decidere quale casa prendere e per vedere quel fosse il mezzo migliore per pagare la prenotazione senza il rischio di rimanere fregati. 
Andare all'aeroporto in fondo non è complicato, basta prendere il pullman apposito, che passa ad orario, ma se lo perdi son guai, e quindi meglio prendere quello prima, anche perché se il pullman trova del traffico o ha un qualsiasi disguido... si rischia di non arrivare a tempo all'imbarco. 
A Barcellona poi, ci si muove bene, arrivati allo scalo catalano c'è la metropolitana, che non ricordo se arriva proprio fino a Barceloneta, ma al limite ci sono degli ottimi autobus, e il trolley è comodo da tirarselo dietro per quei trecento metri che separano la fermata dalla casa.
E magari quando tornano un amico o un parente che li venga a prendere a Caselle ci sarà, oppure riprenderanno il pullman, poco danno! 

Certo, avessero voluto risparmiare davvero, c'era un bell'aereo che partiva alle h 6,15, del mattino, ovvio! Ma c'era il problema di come arrivare in aeroporto un'ora prima del decollo. A meno di non andarci già dalla sera prima e farsi qualche ora di sonno su di una panca. 
E lo stesso al ritorno: c'era un bel volo alle h 6,45, ma non sapevano se i collegamenti li avrebbero fatti arrivare in tempo, si rischiava di prendere il taxi... 
Ecco: il taxi! 
Deve essere davvero figo andare a Barcellona con un biglietto da 10 leuri all'andata e 10 leuri al ritorno, anche se ci devi comunque aggiungere i biglietti del pullman Torino - Caselle che quasi costano uguale, sia all'andata che al ritorno, e poi gli spostamenti barcellonesi, e poi tutto il resto, con una organizzazione di ferro fatta almeno sei mesi prima che se soltanto a uno dei due capita una qualsiasi cosa, anche minima, salta tutto per cui più si avvicina la data della partenza e più cresce l'ansia invece della gioia... Ma ogni tanto penso a qualche mio amico manager ben pagato che una settimana prima della vacanze ancora non si è preoccupato di decidere dove andrà con i figli, al momento di partire chiama un taxi e si fa portare in aeroporto, quando sbarca idem, prenota un bell'albergo quattro o cinque stelle che tanto quelli una camera ce l'hanno sempre, mangia dove preferisce, anche in una bettola se gli va o da Burger's King se i figli vogliono... 
Di certo l'ansia non gli viene, nemmeno il giorno prima di partire, perché se accade qualcosa, si rimedia. 
Allora voi mi direte: ma dunque i poveri non devono viaggiare. Secondo me no, ma è un discorso diverso, non legato al censo, ma a quanto il turismo di massa sta brutalizzando il mondo, ma lasciamo stare, sarà per un'altra volta.
Io, quando ero ragazzo, viaggiavo. Ricordo che proprio con il mio amico manager, a vent'anni facemmo un grande viaggio tra Parigi e i castelli della Loira. Andavamo di sacco a pelo, e viaggiavamo in treno, con l'inter rail, che come studenti ci dava uno sconto, ma se facevi il biglietto un mese prima o due giorni prima era sempre quello, ché costavano al chilometro, e se per un qualsiasi motivo dovevi rinunciare al viaggio, c'era il rimborso o la commutazione in altro titolo di viaggio, e arrivati a Parigi o a Tours non sapevamo dove avremmo dormito e chiedevamo all'ufficio informazioni dell'ostello della città, mangiavamo baguette o piatti caldi, andavamo per musei e cercavamo con alterne fortune di rimorchiare belle ragazzotte del luogo. Ogni tanto, da una cabina telefonica parigina (che pensa un po', andava a franchi) telefonavamo alla famiglia solo per fargli sapere che era tutto a posto, e per sms mandavamo cartoline.
Avevo amici un po' più grandi di me, che sempre con sacco a pelo erano partiti per l'isola di Wight, qualcuno era arrivato anche a Woodstock; giravano l'Europa per musei e concerti, andavano a Londra a comprare le ultime prelibatezze della musica dell'epoca e conoscevano le isole greche meglio delle loro tasche.
Ma allora, quale sarà la differenza tra quella generazione di ragazzi viaggianti e questa? Perché i soldi sono sempre stati una discriminante, anche allora c'era chi si faceva portare in aeroporto in taxi. 

Sapete cosa penso, che la differenza stia nell'ansia: noi facevamo le cose con serenità, e il giorno prima, se decidevi, si poteva pensare di partire per Milano, perché non c'erano tariffe speciali da trovare, offerte su cui gettarsi come cani sull'osso; i modi per dormire erano pochi e semplici: hotel o ostello, a meno che qualcuno non ti ospitasse in casa sua; e sopra tutto quando si partiva si staccava davvero con tutto: niente internet, niente telefoni, niente di niente.
Dice: "Ma sei un nostalgico". 

Un po', ma non in modo così grave da non capire quali vantaggi ci abbia dato la tecnologia e questo nuovo mondo.
La sola cosa che mi infastidisce è il modo in cui mi vengono vendute le cose. Capisco che il marketing faccia il proprio gioco, ma non mi raccontate, non cercate di convincermi che poter andare da Milano a Madrid con 9 leuri sia per forza di cose una conquista, perché se osservo l'intero quadro, potrebbe anche non esserlo. 

Oltre tutto, mi chiedo spesso, quando vedo le foto dei miei giovanissimi amici in festa su una spiaggia o in un locale di un paese straniero: ma che senso ha che tu sia partito da qui, dal tuo paese o paesino, che sia Torino, Milano o Roma o Salerno, ma anche Battipaglia o Pinerolo, per ritrovarti a 1500 km di distanza ad ascoltare la stessa musica e a bere lo stesso Negroni che bevevi nel locale sotto casa tua?