lunedì 29 febbraio 2016

MONTI MARIO, CHE C'ENTRA OBAMA?



Questo piccolo post, segue quello precedente e vorrebbe stimolare in voi qualche dubbio. In particolare sulla figura e sul messaggio inviatoci, a noi tutti italiani, dal sig. Monti Mario, Senatore a vita ed ex presidente del Consiglio dei Ministri.
Indicavo, nell'ultimo post, come obiettivo inseguito da mister Monti e dai suoi sodali, non tanto la vita, la sopravvivenza della UE, quando l'approdo al famigerato e sempre segretissimo TTIP.

Va ringraziato Byoblu di Claudio Messora che ha girato in rete con adeguato commento il video dell'intervista di Gian Luigi Paragone durante la sua trasmissione "La gabbia" al suddetto Monti Mario.

Ebbene, ascoltate il piccolo passaggio tra il minuto 3:00 e 3:20.
Monti Mario sta parlando di Europa, Unione Europea e strategie politiche interne alla UE.
In quel passaggio che vi ho indicato, parla di "politica di alleanze", e il primo leader che nomina è Obama!

Diamine! Quando l'ho sentito ho fatto un saldo sulla sedia, chiedendomi (ed è la domanda che vi giro): "Stai parlando di Unione Europea, di Banca Centrale Europea, di Draghi, di Merkel, di Governo italiano... che diavolo c'entra Obama?"
Perché, caro Monti Mario, parli di alleanze, di politica di alleanze all'interno della UE e il primo nome che tiri fuori è quello del presidente degli USA?

Lungi da me il complottismo, ma mi fai pensare, caro Monti Mario, che la teoria di coloro che dicono che tutta l'operazione UE è semplicemente voluta e guidata dagli USA e che ha solo come obiettivo il TTIP ha quindi un sostanzioso fondo di verità. Perché se nomino i miei amici, o i miei alleati, è ben facile che il primo che venga in mente sia il più importante, quello con il peso più rilevante, l'immagine più forte. Dunque, non soltanto "cosa c'entra Obama nella storia che stai raccontando, ma quale peso ha perché sia il primo che ti viene in mente?".

Quando Renzi Matteo, come raccontavo la scorsa volta, ha fatto passare quella velenosa battutina sul parlare perfettamente inglese come "conflitto di interessi", allora era proprio a questa tua eccessiva fratellanza con gli statunitensi e con i loro interessi che voleva riferirsi, così come mi era sembrato?
Può essere, altrimenti avresti nominato Cameron. E invece hai nominato Obama.

Io non so, perché non sono un intellettuale.
E sopra tutto non ho le prove.
Ma tutti i miei dubbi vanno dritti dritti in questa direzione.
Fatevi venire qualche dubbio anche voi; poi, magari, mi farete sapere dove conducono.

lunedì 22 febbraio 2016

RENZI vs MONTI: LA ROTTAMAZIONE DEL "VINCOLO ESTERNO"

La telenovela Monti - Renzi continua, ma pare proprio che quasi tutti i commentatori non ne colgano l'elemento principale.
Si potrebbe pensare che non ne siano capaci, ma forse non vogliono e soprattutto non possono.

La scontro Renzi - Monti ha toccato, proprio ieri durante l'assemblea del Partito Democratico, un punto fondamentale, nel momento stesso in cui il premier non è andato a braccio, come è solito fare, seguendo, ci dicono i bene informati, una semplice scaletta, ma leggendo un testo precedentemente scritto. Una dichiarazione, dunque, ben pensata e meditata che non poteva ammettere improvvisazioni perché la posta in gioco è troppo alta.

Il Matteo nazionale, ieri con la sua dichiarazione ha, chissà quanto consapevolmente, rottamato un certo modo di pensare l'Italia e gli Italiani, un modo dispegiativo, denigratorio, castigante, flagellante, un modo di pensare che, ben diffuso dai media, si è talmente radicato nella mente degli italiani stessi, da divenire auto-dispregiativo, auto-denigratorio, auto-castigante, auto-flagellante.
Con quel discorso - ribadiamo, con non si sa quanta consapevolezza - ha aperto la porta della cantina, per mettervi dentro il concetto di "vincolo esterno", quella idea tutta mussoliniana e tanto cara a Montanelli, che gli Italiani siano un popolo ingovernabile.
Sotto questa tranciante definizione, si è fino ad oggi nascosto di tutto, e per prima cosa il concetto che siccome sono ingovernabili, bimbi incapaci di gestirsi da soli, non hanno diritto a una vera e propria democrazia, ma devono essere legati da una catena il cui capo è esterno alla loro nazione, così da tenerli a bada e "fargli fare la cosa giusta". "Un popolo da educare" come, supponentemente e anche, aggiuungo, fascista-mente, ha più volte ribadito il prof. Monti.

Bene. Ma se questa filosofia che vede gli Italiani come esseri inferiori e non passati all'età adulta viene messa in discussione, anzi, come ama dire il premier, viene rottamata, tutto ciò che ha condotto la politica italiana dal 1981 ad oggi, dal famigerato "divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro", fino ai giorni nostri, viene a essere pesantemente messo in discussione. Da allora, è la prima volta che accade. E vi pare poco?
Affermare che l'Italia è un Paese anche pieno di storture ma composto di tanta tanta gente per bene che lavora e fa il suo dovere è andare contro la vulgata corrente, imperante, è, in realtà, rompere un tabù. Ed era ora. Per mille motivi, a cominciare dalla dignità di questa nazione e dei suoi abitanti.

Ma perché i commentatori non volevano e non potevano cogliere questo fondamentale aspetto.
Semplice: dovrebbero cominciare a rimangiarsi tutto quello che hanno detto superficialmente, genericamente, colpevolmente di questo Paese. E rimangiarsi tutto ciò con cui hanno campato e spessissimo anche fatto fortuna in questi decenni. Dovrebbero negare le loro "filosofie di appartenenza". E piano piano ammettere di avere sbagliato, una volta per tutte.
Chi, per esempio, ha fatto i soldi, con libri, spettacoli teatrali, film e documentari, raccontando "lo schifo dell'Italia", potrà oggi dire il contrario di quello che gli ha costruito la posizione di rendita a discapito del Paese e dei suoi cittadini? Potrà oggi, ricominciare da capo dicendo la verità e passarla liscia?

Tranquilli, la vera chiave della faccenda non la ascolterete in nessun commento.
Ma io la penso come Renzi, su questo punto: gli Italiani hanno capito, poiché non parleranno bene l'inglese (palese conflitto d'interessi), ma capiscono molto bene la loro lingua, che è fatta di sudore, dedizione, onestà.

domenica 21 febbraio 2016

Grecia, Gran Bretagna: dov'è la differenza?

Dov'è la differenza tra Grecia e Gran Bretagna? Cosa ha determinato il diverso atteggiamento della Unione Europea verso i due paesi?
La questione è decisamente semplice. Semplice semplice semplice.
E niente c'entrano le credibilità, le latitudini, i DNA, la storia e i costumi. Non c'entra la casta, la cricca, l'evasione, la corruzione... Niente niente niente. 

Tutta la faccenda gira solo intorno a un aspetto, del quale Cameron, ad accordo raggiunto, ha parlato molto chiaramente: "La UK non assumerà mai come moneta l'euro". Perché tutto gira tutta intorno alla moneta, solo ed esclusivamente la moneta... la moneta la moneta la moneta. 
Essa è non solo l’espressione di una economia, ma anche la concretizzazione del potere. Chi stampa la moneta è colui che detiene il potere
È sempre stato così, dalla notte dei tempi. Prova ne sia, che chi lo faceva e lo fa, impediva e impedisce categoricamente ad altri di farlo. E di farlo dove? Sul suo territorio. 
La cosa è talmente importante per determinare e far riconoscere il proprio potere territoriale che anche Stati che usano la moneta di altri, ad esempio il Vaticano, che usa la stessa moneta dell’Italia, non rinuncia, ogni volta che si elegge un nuovo papa, a emettere una limitata serie di monete con sopra riprodotto il volto del nuovo pontefice. 
Sembra un atto puramente simbolico, ma in realtà indica e ricorda chi comanda in quel piccolo lembo di terra. 
Se la moneta, dunque, appartiene al popolo, come, per esempio, è in una Repubblica (una a caso: l'Italia), è il popolo a detenere il potere. Se la moneta, invece, appartiene a una banca privata, come è la BCE (in troppi ancora non lo sanno), il popolo è esautorato del suo potere. E se il popolo è esautorato di quel potere fondamentale, potete dire addio alla Democrazia.
Sono quattro stupidissimi principi base, che si dovrebbero imparare a scuola, altro che inglese.

Torniamo a noi: quando si è prospettata l'uscita della Grecia dalla Unione Europea, non detenendo più gli ellenici il vero e più importante potere perché, come noi, hanno ceduto la sovranità monetaria, sono stati pesantemente ricattati. Come? La BCE ha "chiuso i rubinetti". Non gli ha più dato soldi. D'altronde, i soldi sono mica dei Greci, o degli Italiani, o degli Spagnoli... sono della BCE. Che te li presta. E la BCE ha deciso di non prestarli più alla Grecia. Ricordate la storia del tetto di € 60,00 settimanali di prelievo bancomat per ciascuno? Ecco, quello era un frutto del ricatto della Banca Centrale Europea. I Greci, dunque, potevano solo capitolare. 

La Gran Bretagna, invece, è padrona della sua moneta, e dunque fa come gli pare. Nessuno la può ricattare. E dunque è la UK a dettare le regole alla UE, minacciando l'uscita e ottenendo risultati. Nessuno la può ricattare. 

La UK può gestire liberamente la propria politica economica, non dipende da nessuno, e non dipende da nessuno perché ha il potere più importante: la proprietà della moneta. 
La Grecia no, non può gestire la propria politica economica come pensa sia meglio per il suo popolo, dipende dalla BCE e dalla UE, perché non il potere più importante: la proprietà della moneta. 

E' tutto qui, non c'è altro. 










sabato 20 febbraio 2016

MONTI - RENZI: I DUELLANTI.


Per la prima volta in due anni sono stato d'accordo con Renzi Matteo, Primo Ministro della Repubblica italiana, ho fatto il tifo per lui oltre che un salto sulla sedia quando, in diretta, gli ho sentito difendere la dignità dei lavoratori italiani e di tutto un Paese, in risposta al discorso del prof. Mario Monti.
Il “Gianburrasca” fiorentino non mi piace per mille motivi, ma in quel momento una parola di verità è uscita dalla sua bocca. Vivaddio!
Ho però notato che non tutti hanno colto il vero dibattito di fondo tra i due: la narrazione sull’Italia e sugli Italiani. Il fatto che tale narrazione fosse messa in rapporto alla UE, è un dettaglio, non irrilevante ma un dettaglio. Renzi, infatti, non ha indicato come maldicente una “narrazione” tedesca o europea, ma una narrazione anglosassone.
Escludo categoricamente che dietro ci fosse l’idea della “perfida Albione”, anche se spesso il massimo politologo italiano del momento, Maurizio Crozza, ha dipinto il premier come un epigono di Mussolini.
Il sottile riferimento, invece, è, a mio parere, agli ambienti che Monti Mario ha frequentato e in cui molto si è formato, a partire dalla borsa di studio post universitaria presso l’Università di Yale, fino alla sua partecipazione a gruppi quali la Trilateral, Bilderberg, Aspen, consulenze per grandi gruppi finanziari americani, tipo Coca Cola, e... e basta fare un giro su internet per avere il quadro completo, con notizie, nel bene e nel male, mai smentite dallo stesso.
Monti Mario, insomma, l’uomo del loden, l’uomo della austera foto sui gradini dell’ospedale (ottimo colpo mediatico!), ha sempre frequentato i salotti giusti, salotti che guarda caso non sono certo tedeschi o olandesi, ma appunto di stampo anglosassone, o meglio ancora, statunitense, cioè della terra del liberismo sfrenato e delle multinazionali.
Nelle sue dichiarazione in Senato, Monti Mario, ad un orecchio attento, è parso più un mandatario, un portatore di messaggio, che un “libero pensatore”. E il Matteo Renzi, il quale pare non sia anche lui lontano da certe frequentazioni, ha colto l’antifona ed ha musicalmente risposto in tono.
E lo ha fatto con la sola arma incontestabile, i numeri. I quali numeri raccontano una storia diversa da quella che l’establishment ha propagandato e continua a propagandare. Va aggiunto che Renzi Matteo in questo esercizio numerico si è anche limitato, poiché se ad esempio si andasse a vedere il debito pubblico italiano (debito o spesa?), prima del 1981, prima del famoso “divorzio Tesoro -  Banca d’Italia”, si avrebbero delle vere e proprie sorprese sulla tanto bistrattata Prima Repubblica. 













Ma i numeri esposti, già quelli parlano chiaro e ci dicono una cosa semplice: come è possibile parlare di una nazione di fannulloni, visti i risultati che quella nazione ottiene?
Poteva un Paese di fannulloni divenire in pochi anni dopo la guerra la 7° potenza economica mondiale, il 2° paese manifatturiero al mondo, il primo per risparmio della famiglie?
Qualcosa non torna. E allora ci si dovrebbe chiedere - e qui i due dibattenti non potevano entrare, ma sarebbe stato davvero interessante - il perché di questa narrazione che demolisce regolarmente l’Italia e che è ormai divenuta una forma di auto-demolizione, auto-fustigazione difficilmente estirpabile dalla mente degli Italiani stessi.
I duellanti non ne parlano perché lo sanno: perché raccontare il passato in un certo modo, convicere l’elettorato che i problemi derivano da un certo passato, consente oggi di prendere specifici provvedimenti che definiranno il futuro.
Ma quale futuro? Semplice: quello che vuole il Potere, quello che piano piano sta distruggendo i diritti dei lavoratori in nome di un mercato americanizzato, quello che vuole i lavoratori senza diritti e una classe media ridotta al livello del proletariato, quello che blocca l’ascensore sociale e non tiene conto della dignità delle persone e dei lavoratori, che mette lo stato sociale nelle mani dei privati: assicurazioni, sanità, scuola, trasporti, ecc. un mercato calcolato, nella sola eurozona in circa 3000 miliardi. 
Non crediate, ora, che Renzi combatte contro tutto questo. Egli è un pezzo dello stesso Potere.
Ma il messaggio di Monti era chiaro: “Attento, Matteo, come ti abbiamo messo lì, ti facciamo cadere”, i vari scandali che agitano il suo Governo, infatti sono solo prova generale di questo, l’assaggio di ciò che potrebbe accadere, perché oggi si distrugge l’avversario mediaticamente, non sono più i tempi di Moro.
E Renzi ha risposto e per le rime, perché anche lui sa quello che Monti ha placidamente ammesso: di non essere venuto a salvare l’Italia, ma a salvare l’euro e la UE. Quel progetto, cui si aggancia il segretissimo TTIP, per loro, per l’ establishment, vale più di tutto, più della sofferenza delle singole persone, dei popoli, delle democrazie. Tutto questo c’è in gioco, non la semplice rispettabilità della Nazione.
Si potrebbe delineare dunque una strana situazione. Messo sotto attacco da quegli stessi poteri forti che lì lo hanno messo, il premier Renzi per salvare se stesso, salva l’Italia da questo ormai conclamato fallimento della UE. Se scappa l’Italia, tutto il progetto crolla. La forza del ricatto è divenuta paritaria, se loro ricattano Matteo, Matteo ricatta loro. Non ha intenzione di fare la fine di Letta, usato, masticato e sputato senza ritegno.
La partita si gioca altrove non nel Parlamento italiano e nemmeno in quello europeo.
Osservate una cosa: Papa Francesco ha detto che non si occupa di politica italiana. Ma ha parlato, con il riferimento apparentemente morbido a Trump, di politica americana.
Forse lui sa che il vero campo di gioco è da un’altra parte.

E i duellanti lo sanno.

giovedì 18 febbraio 2016

L'Unità d'italia... in una caffettiera.






















Come si dice dalle mie parti, je nu' sto bbuono, e a volte vengo colto da fulminati riflessioni (un evidente ossimoro) che mi dicono molto più di mille parole. 
La forza dell'immagine, si dirà. No, non è così, è il pensiero che passa veloce come una saetta e si chiarisce misteriosamente in se stesso; e la fotografia, infatti, l'ho fatta dopo che mi ha "attraversato" il pensiero... tra lo sguardo perplesso di mia moglie.  

Dunque: 
nella foto, a sinistra avete la caffetteria meglio conosciuta come caffettiera napoletana detta anche cuccumella, a destra la moka, inventata da un piemontese
Pare nulla ma in questa immagine è scritto tutto il senso della storia dell'italica Unità (1861, per chi non lo ricordasse). 
A sinistra, infatti, la risorsa procede dall'alto verso il basso e qui si ritrova la preziosità; nell'altro caso, si procede dal basso verso l'alto e la parte bassa resta vuota. 

C'è altro da aggiungere? 

Buongiorno a tutti.