mercoledì 23 dicembre 2015

LE PEN, DE LUCA, DEMOCRAZIA










Non vi posto queste due foto di prime pagine di oggi perché cominciate a riflettere. Mi accontenterei che cominciaste a ridestarvi dal sogno, fondamentalmente dal sogno europeo. Poiché è indiscutibile che chi sogna vuol dire che sta dormendo, e se dorme a occhi aperti è ancora peggio. Perché nel primo caso vuol dire che almeno riposa il suo corpo, nel secondo che è completamente rincoglionito, “stupetiato” come si dice in dialetto napoletano, da “stupore”. Vale a dire che lo stupore è tale da stordire i tuoi sensi al punto da renderli inattivi.
Ma nelle due notizie di cui sopra c’è alcuno stupore. Soprattutto la prima, quella che arriva dalla Francia, se si è stati un pochino svegli almeno negli ultimi quattro anni, era facilmente prevedibile.
Attento, lettore, non sto per dirti che era prevedibile che madame Le Pen fosse la solita politicante intrallazzatrice, ma che vista la sua ascesa DEVE essere fermata. E come è già accaduto ampiamente per esempio in Italia con il Cavaliere, tale arresto viene messo in atto con una campagna mediatica che ne distrugga l’immagine.
Probabile che le notizie che arrivano da oltralpe siano vere e comprovate. Ma può anche darsi che non lo siano. E tutti, dico proprio tutti noi, ormai sappiamo che in questo secondo caso, il tutto si ridurrà a titoli in dodicesima pagina. Perché quel che conta è cosa resterà, da adesso in poi, nella testa delle persone. E resterà questo.
Nel secondo caso, quelli che vanno osservati sono i tempi, per cercare di dedurne dei perché. Quali che siano i motivi del Tribunale Civile di Napoli, ci si può domandare se questo rinvio serva al partito di De Luca per vedere prima come andranno le elezioni, e magari, di scandalo in scandalo, di errore in errore, evitare l’ennesimo sconfitta. Forse – è ipotizzabile – se l’esito cittadino si rivelerà favorevole al PD, il neo presidente della regione Campania, potrà essere abbandonato al suo destino... Oppure, prendendo tempo, si cercheranno altri modi per salvarne la poltrona.
Anche in questo caso, chi può dire quale sarà la Verità? E in quanti, tra tre o quattro mesi, si ricorderanno di quanto è stato detto o fatto? Stupetiare o addormentare, camminano sullo stesso binario per fini diversi.

Come la vogliate mettere, il problema è sempre il solito: che fine sta facendo la democrazia, non solo in Italia, ma in questa Unione Europea?

Io non sono dalla parte della Le Pen (e spero vivamente di non doverlo ripetere!), ma mi chiedo: se un partito si presenta regolarmente alle elezioni, chi può permettersi di decidere di deviare, prima o dopo, l’esito del voto quando i cittadini abbiano scelto quella compagine politica?
Perchè se ammettiamo anche solo per un attimo questo, la democrazia è già finita, nella nostra testa e, peggio, nei nostri cuori.

Sa invece, chi mi conosce, che non sono mai stato dalla parte di De Luca. Per questo mi affido alla Magistratura accogliendone il verdetto e accettando la mia privata sconfitta politica. Dunque, qui, la questione diviene altra: il “trattamento” che viene riservato al presidente della Regione è uguale per tutti gli altri cittadini? Poiché se cade la fiducia in uno solo degli organi che costituzionalmente governano ed esercitano la varie funzioni di bilanciamento della vita democratica, può sostanzialmente ancora esistere democrazia?



lunedì 14 dicembre 2015

5 Stelle di inutilità.

Alle elezioni nazionali del 2013 votai Movimento 5 Stelle.
Ero convinto che il Sistema dei partiti avesse bisogno di una sonora mazzata tra capo e collo.
La mazzata indiscutibilmente c’è stata. Ma siccome la politica è quella cosa che, nel bene e nel male, trova sempre una soluzione, una possibile via d’uscita, una alternativa, i partiti tale alternativa l’hanno trovata e sono andati avanti senza colpo ferire.
Da questo mi sorge subito una riflessione: i fatti esposti da certi politici su alcune questioni fondamentali per mostrarne la irreversibilità (per esempio l’impossibilità di superare determinate politiche economiche), vengono da quegli stessi politici smentite quando... quando il problema tocca loro e sopra tutto il loro Sistema di potere; la mancanza di alternativa, dunque, riguarda solo le problematiche dei cittadini. “Non c’è alternativa, si dice. Ma dove non c’è alternativa, non c’è progresso” diceva Carlo Levi in un suo splendido discorso parlamentare (Senato, 9 aprile 1970). La mancanza di alternativa è la morte della politica.
Ma la politica, in una democrazia vera (per certi aspetti, flebili aspetti, ancora lo siamo), è in realtà nelle mani dei cittadini, i quali possono loro stessi trovare le alternative. C’è bisogno però di fare tabula rasa delle proprie ideologie e di coraggio. Coraggio soprattutto di accogliere la Verità. Quanti Italiani sono disposti a farlo?
Decisamente pochi se si pensa che la tabula rasa deve operare su venti e più anni di lavaggio del cervello mediatico legato alla contrapposizione “Berlusconi sì / Berlusconi no”, “Centro destra / Centro sinistra”, e andare a scavare sul fondo dell’anima. Una sorta di operazione di autoanalisi rigorosamente solitaria difficilissima da condurre in porto, perché avrebbe come primo scoglio quello del “mi/ci hanno mentito, il mio partito storico mi/ci ha tradito”. Più semplice tenersi le vecchie categorie e continuare a ballare mentre la nave affonda.
Oppure, come è divenuta abitudine, crearsi di volta in volta un nuovo nemico e scaricargli addosso, responsabilità, colpe e specialmente la propria ira. Non importa di chi siano effettivamente le colpe, il nemico è lui, quindi la colpa è sua. Trovato il colpevole, sono di nuovo a posto con la coscienza.
Questo la politica lo sa, e di volta in volta propone il nuovo nemico. Prendete ad esempio il PD: prima il demonio era Berlusconi, poi fu Grillo, poi fu Salvini, che ancora resiste nella sua posizione di “privilegio”, salvo condividerla, negli ultimi tempi, con varie situazioni di passaggio: islamici, anti europeisti alla francese, all’inglese...
Ma una volta dettasi la Verità, resterebbe il problema del coraggio, e qui non si può rilevare che... quale italiano disconoscerebbe Don Abbondio?
La Storia ci racconta che solo messo realmente alle strette questo strano popolo che chiamiamo italiano conosce la forza d’urto della propria compattezza e unità di intenti. Si attende, senza troppa fiducia, il prossimo episodio.

Nei 5 Stelle, ho smesso da tempo di confidare. E sicuramente non avranno il mio voto alle prossime tornate elettorali nazionali. Il perché si legge tutto nei loro comportamenti e nelle battaglie portate avanti in questi due anni: battaglie formalmente inconcludenti, e che mai vanno ai reali cuori dei problemi.
Un partito, un movimento politico, deve essere indiscutibilmente guidato da una Filosofia, che ne traccia la strada e ne disegna di passaggio in passaggio idee e comportamenti.
Ebbene, è da dopo la loro entrata in Parlamento (datogli un po’ di tempo per capire come funzionano le cose), che mi chiedo quale sia la loro Filosofia (volutamente scritto maiuscolo).
Già li sento i miei detrattori, che invece di rispondere alla domanda, in perfetto stile da ventennio berlusconiano (categoria mentale, quindi appartenente a molti partiti, non solo ai “forzisti”), mi incalzano chiedendo: “Perché, qual è quella degli altri?”.
Il fatto che gli altri non ne abbiano una, non vuol dire che anche tu debba esserne privo, anzi, averla sarebbe, in questo mare di fango, una forza, una estrema forza.
Onestà, non è una Filosofia, è una componente del comportamento, indispensabile, ma solo una componente; fare “il conto della serva, fatto bene”, è una dote, ma non una Filosofia; battersi contro “i ladri”, una componente della Giustizia, ma non una Filosofia.

Restando dunque in attesa di sapere quale sia la loro visione a lunto termine del Paese, della Nazione che vorrebbero costruire, per i nostri figli, e tralasciando tutta una serie di analisi che si potrebbero fare, ad esempio quella sulla questione euro e UE, sulla quale non esito a dire che hanno posizioni a dir poco deliranti e “auto-castranti”, prendiamo il caso che imperversa nelle cronache di questi giorni: il crack delle quattro banche salvate con decreto dal Governo.

Qui, salta fuori il più grande difetto di questo Movimento, difetto che ne rivela la reale radice.

Chiedere le dimissioni del Ministro Boschi è cosa giusta, ma non sufficiente; chiedere che i truffatori vengano arrestati e puniti, è cosa giusta, ma non sufficiente.
Certo, questo solletica non poco la rabbia della gente (e qui, pian piano, scendiamo alla radice del problema), ma, diciamocelo chiaro, serve a niente.
Boschi Maria Elena è un pezzo del Sistema, un soldantino del Sistema. Pure ne ottenessero le dimissioni, il Sistema provvederebbe a piazzare al di lei posto altra persona che ne continui l’opera di disfacimento dello Stato italiano; arrestare i truffatori e condannarli, darebbe un po’ di Giustizia alle vittime, ma non impedirebbe ad altri truffatori di essere messi al posto dei precedenti.

Il retorico Di Battista, invece di scaldarsi tanto su di una questione formalmente inesistente, dovrebbe chiedersi, insieme con i suoi sodali, da dove veramente nasce il problema, perché in Italia ci sono tutte queste sofferenza bancarie ad esempio, e da cosa sono esse determinate. Chiedersi quanto, come e se c’entra la UE. Chiedersi perché siamo sempre i soli in questa finta Unione ad essere più realisti del re.
Chiedersi quale sia la perpetuantesi forma agente e non la sostanza contingente. E se tale tale forma si potrà e come replicare. Solo a quel punto si troverà vera risoluzione ai problemi.
Dovrebbe chiederselo, indagare e dircelo, ponendo il problema fortemente all’attenzione della pubblica opinione, costringendo i media a parlarne chiedendo corretta informazione.
Smontare il Sistema, ma quello vero, quello che si nasconde dietro le facce di quattro miserevoli soldatini, di quattro manager da strapazzo, ed esporlo al pubblico ludibrio e al dibattito pubblico. Cercare e rivelare la Verità, poiché solo quella ci farà liberi.

Invece, siamo sempre e soltanto alla sollecitazione della rabbia. Il che mi fa fortemente credere che abbiano ragione che i 5 Stelle siano solo una operazione di “costruzione del dissenso”, una costruzione che resta perfettamente incastonata nel circuito del Potere; e ciò rivelerebbe “la radice”.

Nelle orecchie di coloro che non dimenticano, risuonano ancora le parole di Casaleggio quando proprioall’inizio del mandato elettorale intimava ai suoi di “non occuparsi dimacroeconomia”. Perché? Che problema si sarebbe posto se dei cittadini se ne fossero occupati? Forse il Movimento doveva  e deve pestare i piedi a tanti, ma non a tutti?

Un giorno forse sapremo la risposta. Come nel passare dei decenni abbiamo capito, e ogni giorno si aggiunge un mattoncino alla nostra consapevolezza, che i brigatisti erano solo pupi nelle mani di grandi burattinai.

È la storia di sempre: giovani appassionati credono in una idea (buona o cattiva è altra faccenda), e qualcuno, fingendo di mettersi dalla loro parte, li usa per proprio tornaconto.
Il tempo ha fatto ormai della psicoanalisi una materia vecchia, lo abbiamo imparato bene che per crescere i figli devono “uccidere” i loro padri. Quando i Di Battista diverranno adulti?


domenica 6 dicembre 2015

Questo Sud brutto sporco e cattivo.

E allora mi ritrovo felicemente a leggere dei brani di Carlo Levi in una commemorazione per il quarantennale della scomparsa. Bene, tutto bene. I brani che ho scelto, discorsi parlamentari, Levi fu senatore della Repubblica, vanno ottimamente. Quindi ci sono i vari relatori. 
Carlo Levi ha fondato la Filef (federazione italiana lavoratori emigranti e famiglie) e ne è stato presidente fino alla sua morte. Dunque, il centro della commemorazione, organizzata dalla stessa FILEF è proprio il problema emigrazione. 
Ora, una brava relatrice, di cui non voglio dire il nome, e che è presidente di un'altra associazione che pure si occupa di migranti, fa un interessante discorso, racconta delle indagini da loro condotte negli ultimi anni ed espone le conclusioni che ne hanno tratto. 
Tutto bene... fino a quando la stimabile (dico sul serio) dottoressa, non si lancia in una affermazione cui non posso fare a meno di rispondere: l'emigrazione dal Sud, da dopo l'Unità d'Italia in poi, non è stata propriamente dovuta a problemi di carattere economico come lo stesso Levi spesso sottolinea, ma più specificamente a una media e alta borghesia retrograda, conservatrice, corrotta e... e allora ho chiesto di intervenire. 
"Perdoni, ma mi viene in mente che Papa Francesco, discende da una famiglia di emigranti piemontesi; e c'è poi l'emigrazione dal Veneto, e quella dal bergamasco verso la Svizzera, e poi c'è una emigrazione spagnola, portoghese... Ora, mi perdoni, o questa borghesia conservatrice e corrotta esisteva in tutte questi posti, o la teoria regge pochino. Scusi se mi sono permesso..."
"Ma no, prego, volevo dire... " insomma, poche parole e ha cambiato discorso. 

Non nascondo che da uomo del Sud mi sono sentito offeso. E non tanto offeso come borghese, ma proprio come cittadino che deve ancora sentire una narrazione che tende sempre a non volere andare alle vere cause, che gira intorno ai problemi senza mai voler centrare un solo obiettivo. 
Eppure, Levi lo dice benissimo: il problema è economico-sociale. 
E allora, possiamo ancora assistere passivi a questi racconti semplicemente denigratori del Sud che mostrano di non avere non solo alcun fondamento scientifico, ma sono anche facilmente confutabili? 
Personalmente non sono più disposto. Con le mie più sincere scuse alla relatrice. 
Bisognerebbe forse cominciare a occuparsi davvero di queste cause economiche e sociali.
Qualcuno una risposta l'ha data, il prof. Paolo Savona, quando dice che: l'arretratezza del Mezzogiorno dipende anche dall'avere subito per tre volte un aggancio monetario fatto a immagine e somiglianza del Nord: con l'Unità (adottando la lira del Nord); dopo la Seconda Guerra Mondiale (con l'ingresso nel sistema di cambi fissi di Bretton Woods); e, infine, con l'ingresso nell'euro. 

Sarà la risposta giusta, non lo sarà? Personalmente mi fido solo del fatto che Savona è certamente il miglior economista italiano vivente. Se vale il principio della meritocrazia, gli credo. 
Ma non chiedo agli altri di credere, gli chiederei soltanto di farsi venire ogni tanto dei dubbi, di ipotizzare che esistano altre spiegazioni, che se si continua sulla linea del racconto che ascoltiamo da decenni e decenni, ormai da più di un secolo (il Sud brutto sporco e cattivo), probabilmente non andiamo verso alcuna soluzione, probabilmente rimaniamo sempre all'interno dello stesso circolo... probabilmente, risolvessimo il problema della migrazione, coloro che se ne occupano dovrebbero trovarsi altra attività. Probabilmente coloro che si occupano di "questione meridionale" dovrebbero trovarsi altra attività... 
Ricordo solo a chi vuole ascoltare che prima del 1861, il Mezzogiorno d'Italia non esisteva.