martedì 6 ottobre 2015

AIR FRANCE, CHI SONO I VERI VIOLENTI?

Siamo alle solite: si confondo le vittime con i carnefici nel nome di un politicamente corretto che non fa null'altro che ammazzare il libero pensiero e in conseguenza la democrazia.
Così è accaduto che, come certamente saprete, i lavoratori di Air France, i quali si sono visti presentare un pesantissimo piano di ristrutturazione che computa 2900 esuberi (tradotto è: gente da licenziare!), non hanno perso tempo e sono andati all'assalto della sede della società prendendosela con i diretti responsabili: i mega manager del gruppo.
Non ci sarà certo bisogno di tornare sulle immagini dei manager con le camicie a brandelli. Certo è che sentire commenti del tipo "la violenza è sempre da condannare" faceva letteralmente girare i cabbasisi.
E sì, perché grazie alla pronta azione di altri lavoratori non certo "paperon de' paperoni", gli uomini della sicurezza, i mega-manager se la sono cavata con la sola camicia massacrata. Dal canto mio avrei preferito che a brandelli gli riducessero anche i pantaloni, ma ci si deve anche accontentare. Sicuramente i signorotti non hanno subito lesioni fisiche, altrimenti i media di regime ci avrebbero certamente ricamato sopra, buttando subito i lavoratori dalla parte del torto. Non hanno potuto sfruttare una degenerazione, che a quel punto sarebbe stata davvero deprecabile, e dunque possiamo esser certi che altri danni i due non ne hanno subiti.
Negli ultimi anni, da quando soprattutto questa UE sta imponendo le sue politiche distruttive dei diritti dei lavoratori, ci siamo abituati (purtroppo!) a vedere poveri che si scontrano con poveri (lavoratori con forze dell'ordine), mentre il Potere se ne sta quieto nelle sue dorate stanze. In questo caso, almeno, i signorotti si sono presi un sonoro spavento, cosa che mi pare possa bastare.
La riflessione nasce spontanea: "La violenza è sempre deprecabile", siamo d'accordo, ma ci/mi chiedo: sarà violenza quella di chi molla 2900 persone, all'improvviso in mezzo alla strada, e magari perché non ha saputo fare il proprio lavoro portando una azienda in condizioni di estrema difficoltà? Prendere un uomo, una donna, una persona, un lavoratore, e dirgli da un giorno all'atro: "Sei fuori, sei senza stipendio, sei senza lavoro...", gettarlo nell'ansia, nella disperazione, in una difficoltà estrema, violentare la sua psiche, soprattutto se ha figli e moglie e casa e mutuo... se insomma ha una normale vita dignitosa (dignitosa, nulla di più), sarà o non sarà un atto di violenza?
Se non erro, in Italia è stato inserito nel codice penale il reato di "violenza psicologica". Se non erro, allora, di fronte a situazioni di questo genere che si venissero a determinare (come già tante se ne sono determinate), sarà il caso che la magistratura agisca di conseguenza. E magari qualcuno, prima di parlare di deprecabilità della violenza, rifletta sul serio su chi sono i violenti, perché il concetto di feedback non me lo sono inventato io, né degli psicologi che avevano nulla da fare.
Le camicie si ricomprano, la dignità di un lavoratore no.

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