Qualche hanno fa ho
passato il capodanno a Madrid.
Tappa obbligata, il Museo del Prado.
Tappa obbligata, il Museo del Prado.
Pregustavo già l’emozione
di vedere dal vivo i tanti dipinti famosi che lì sono, tra questi l’arcinota Maya
desnuda del Goya.
Bene: arrivato al punto
in cui la piantina del museo mi diceva esservi il dipinto, questo non c’era.
Non c’era! Un cartoncino, al suo posto, spiegava che era stato mandato a una
mostra di non so cosa, non so dove...
Io arrivavo da Roma, in
fondo, pensai, una passeggiata rispetto ai tanti occhi a mandorla che mi vedevo
intorno; forse, un domani, avrei anche potuto ipotizzare di tornare nella
capitale spagnola; ma quei compiti signori coreani o giapponesi o malaysiani, quali
erano le loro speranze di un secondo viaggio?
Peccato, la Maya avrebbero continuato a vederla nelle ripoduzioni sui libri. Come poi fino a oggi ho fatto anch’io visto che da quel 2008/09 a Madrid non ci sono più tornato.
Peccato, la Maya avrebbero continuato a vederla nelle ripoduzioni sui libri. Come poi fino a oggi ho fatto anch’io visto che da quel 2008/09 a Madrid non ci sono più tornato.
Gli occhi a mandorla non
so, ma io ero furente per quello che ho considerato un furto; anche altri quadri
meno importanti erano stati prestati alla stessa mostra di non so cosa non so
dove: un piccolo furto.
Ma siccome sono mostre, “interscambi
culturali”, va tutto bene e nessuno si indigna.
A che servono tutte le
mostre che si fanno ormai dovunque? Un tempo a fare attività culturale, ormai
solo a far soldi muovendo il turismo.
Personalmente, detesto le
mostre. Anche perché penso che oggi la gente si muove, dunque perché spostare i
quadri quando sono le persone a spostarsi per andare da loro? La risposta è
sempre la stessa: soldi.
Ma siccome il motivo è
“culturale” che importanza può avere se io e altre migliaia di visitatori arriviamo
fino a Madrid, al Prado, e non vi troviamo il suo dipinto più famoso? Nessuna.
Indignazione alle stelle,
invece, perché i lavoratori del sito archeologico del Colosseo, chiudono per i
paio di ore i cancelli, onde tenere una riunione sindacale regolarmente
autorizzata.
Scandalo! Figuraccia
internazionale! Deprecabile iniziativa!
Ci si dimentica però di
dire che quei lavoratori erano riuniti per decidere quali azioni intraprendere
per vedere riconosciuto un loro semplice diritto: pagateci gli straordinari!
Certo, questo per il
pensiero comune, per quelli che sono sempre pronti a indicare come
fannulloni-profittatori gli altri e mai loro stessi, è decisamente uno
scandalo, una cosa vergognosa, schifosa... che è “indelicato” lasciate fuori il
povero turista venuto dal Giappone... ma pare che per costoro non sia uno
scandalo che una struttura, come ci ha informato a La7 una sindacalista (che
poi è una archeologa, quindi del settore), che una struttura che arriva anche a
trentamila (TRENTAMILA!) visitatori al giorno, non paghi gli straordinari ai
suoi dipendenti, i quali percepiscono stipendi intorno ai 1.200 euro al mese,
si sobbarcano turni i più disparati, mattina, pomeriggio, sera, domeniche,
festivi, ecc. ecc. con personale sotto organico, con il più famoso monumento del
mondo affidato ad appena sette, otto custodi a turno (contro una masse di
trentamila visitatori)...
Costa 12 leurini un
biglietto per entrare al Colosseo, e 9 leurini quello per fare la visita anche
alla zona sotterranea, e poi riduzioni per i gruppi ma costi per prenotazione-gruppi, e le video guide costano 6 leurini, e il ticket on line ti fa saltare
la fila ma ti costa anche 2 euro in più di prevendita, quindi 14 leurini tondi
tondi...
Ecco, qualcuno mi dice
come sia possibile che una struttura che incasserà mediamente intorno ai
200.000 euro al giorno (e mi tengo stretto) non abbia i soldi per pagare gli
straordinari ai propri dipendenti? Abbia organico non sufficiente, non preveda
nuove assunzioni, e per un restauro debba ricorrere ai soldi di un privato?
E secondo voi, secondo il
moralismo idiota imperante, secondo un puritano pensiero per il quale i panni
sporchi si lavano in famiglia, lo scandalo sarebbero i lavoratori che si
riuniscono due ore in una assemblea assolutamente autorizzata, per decidere
cosa fare visto che lavorano e non li pagano?
Ragazzi miei, se la
pensate così, siete messi proprio maluccio.
Ho sentito un signore
intervistato dire che gli scioperi sono sacrosanti ma andrebbero fatti fuori
dall’orario di lavoro. Questo ci dice quanto gli italiani sappiano del loro
Stato, dei loro diritti e di come funzionino le cose in una democrazia, perché
solo un ignorante cronico può pensare che nella protesta, nella lotta per i
diritti dei lavoratori, possa avere un qualche peso una azione che non crea
disturbo.
Se l’avessimo pensata
come quel signore staremmo ancora alle quattordici ore lavorativa al giorno, e
la domenica sarebbe festa solo perché la Chiesa richiede un giorno per
santificare il Signore.
A parte che non si trattava di uno sciopero, ma di una assemblea, qui dobbiamo rimetterci tutti in testa una cosa: gli scioperi DEVONO dare fastidio, se non danno fastidio sono inutili, e, soprattutto, lo sciopero di uno, oggi, per la difesa di un diritto, può essere il mio sciopero domani per la difesa dello stesso o di altro diritto.
A parte che non si trattava di uno sciopero, ma di una assemblea, qui dobbiamo rimetterci tutti in testa una cosa: gli scioperi DEVONO dare fastidio, se non danno fastidio sono inutili, e, soprattutto, lo sciopero di uno, oggi, per la difesa di un diritto, può essere il mio sciopero domani per la difesa dello stesso o di altro diritto.
Non capire che se su
questi temi il popolo si divide fa il gioco del potere, gli interessi del
potere, è il segno pesantissimo del degrado sociale e civile dei tempi che
stiamo vivendo, dove ciascuno pensa, stoltamente, solo al proprio orticello,
pensando si potersela cavare da solo, salvo poi, un giorno, ritrovarsi culo a
terra e non capire il perché...
La figura di merda, per
me, non è nel giapponese che resta fuori (per due ore!), ma nel mostrare,
palesemente, di non essere capaci di gestire in modo più che redditizio una
vera macchina da soldi e nel tradire i sacrosanti diritti dei lavoratori.
E allora la domanda,
stando con Chomsky, resta sempre la stessa: a chi giova questa situazione? La
creazione di questi caos e di questi rimbombi mediatici unidirezionali a chi
giova?
Un pezzo della risposta è nel video.
Se non lo capite, siete
ancora al punto di partenza, e quando domani vi licenzieranno, fatemi il
piacere, non venite a rompermi i coglioni, ve lo sarete meritato!
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