giovedì 7 maggio 2015

Perché dico NO alla Solidarietà.


La parola d’ordine dell’ultimo 1° maggio dei sindacati è stata “solidarietà”.
Una possente eco, quasi si fossero messi d’accordo, cosa ovviamente improbabile, gli è giunta dal Santo Padre.
Il concetto è decisamente bello e importante. Quel che mi chiedo non è tanto il senso di questa parola con annesso concetto, ma da chi a chi dovrebbe attuarsi questa solidarietà. Forse nella testa di chi l’ha propagandato era chiaro. Ma la confusione prodotta quotidianamente dalla contemporanea informazione, rischia di confondere le acque.
Personalmente sono un “nemico” del volontariato.
I motivi sono semplici: lo Stato ha abbandonato una serie di “campi” dove deve operare perché... tanto c’è il volontariato. Il volontario deve svolgere una azione di supporto a ciò che lo Stato già fa di suo, al punto che quel volontario dovrebbe risultare quasi inutile; invece, così come i cittadini troppo spesso delegano la loro azione politica quotidiana, lo Stato ha delegato ai volontari azioni che gli competevano.
Un esempio? La Protezione Civile: guardate come e perché  nata, e cosa è diventata.
Allo stesso modo non vorrei che il concetto di solidarietà sollevasse lo Stato, e dunque la Politica, dalle proprie responsabilità.
Impossibile pensare che la “solidarietà” sia la ridda di sms al 455... di turno, ce ne sono a iosa, e non considerare, invece, che dietro tale concetto deve essere chiara una cosa: lo Stato sono tutti i cittadini di questa Repubblica, dunque è lo Stato che deve operare una azione concreta e costante di Solidarietà.
Non siamo innanzi tutto noi singoli a dover mettere “le mani in tasca” per aiutare il nostro prossimo - dovrebbe essere operazione aggiuntiva e non necessaria, ribadisco - ma il consesso comune ad operare per il semplice motivo che il problema di uno, oggi, può essere domani il nostro problema.
L’abbatimento dello Stato Sociale sta divenendo sistematico, e il travisamento di alcuni concetti, come quello di Solidarietà, può contribuire a tale abbattimento.
Non accolgo il concetto di Volontariato, così come quello di Solidarietà, se questi significano sostituirsi ai compiti dello Stato. E se ciò deve avvenire, diciamocelo subito, per favore, che non siamo più una Repubblica così come la Costituente l’aveva pensata e la Politica dei primi trent’anni di vita di questo Paese l’aveva messa in campo.
Rifiuto il concetto Volontariato, rifiuto il concetto di Solidarietà per opposizione civile e salvaguardia dello Stato Sociale. Non pensi la Politica, rispetto a una serie di problemi, di potersene lavare le mani perché tanto “ci sono i volontari”...
Se un giorno i volontari e le azioni di solidarietà non ci dovessero essere più, finiremmo per sentire la Politica, dirci ancora una volta che “è colpa vostra!”. Già noi Italiani siamo additati come brutti, sporchi, cattivi, corrotti, indisciplinati, ingovernabili, evasori, scansafatiche, improduttivi... anche egoisti? No, grazie.

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