giovedì 25 maggio 2023

RICORDO DI UNA VECCHIA OSTERIA

 




Non me lo ricordo il mio ultimo giorno di scuola. E nemmeno l’ultimo giorno di Università, o di Accademia. A ben pensarci c’è un sacco di ultimi giorni che non ricordo.
Questo vuol dire due cose: la prima è che non sono avvenuti in quei giorni accadimenti traumatici, tali da consolidare il ricordo; la seconda è che non li ricordo, e sono certo non li ricordiamo, perché siamo proiettati, in quei momenti, sul futuro.
Chi di noi esce da scuola pensando a tutto quel che è stato? Sono convinto che tutti arrivano al loro ultimo giorno di scuola pensando alla università che li attende, oppure al lavoro che li attende, anzi facciamo festa perché un periodo che ha certamente avuto i suoi momenti difficili, bui, è finito. La gioia della liberazione, in quel momento, cancella anche i momenti belli, ove mai ce ne siano stati.
La chiave di tutto, secondo me, però, è proprio nel fatto che pensiamo al futuro. D’altronde chi è che a diciotto o venticinque anni si mette a pensare al passato.
Ecco che allora ci accorgiamo che non ci ricordiamo del nostro ultimo giorno di scuola soltanto quando siamo avanti con l’età, quando abbiam fatto il giro di boa ed è cominciato il ritorno, il ritorno all’oblio. In quel momento cominciamo pian piano a rivedere una serie di cose, il più delle volte cerchiamo di rivederle perché non ce le ricordiamo, non le ricordiamo più, come l’ultimo giorno di scuola. Come ero vestito, chi c’era con me, dove siamo andati, cosa abbiamo fatto. Chi di noi lo ricorda con certezza, lo ricorda dettagliatamente? Nessuno, tranne coloro cui è capitato un qualche accidente, dai più seri ai più banali: il terremoto, la morte di un parente, il motorino cui si buca una gomma, la fidanzata che ti lascia, cose così. Ma se non è per qualcuno di questi motivi, seri o ilari, nessuno di noi ricorda, dopo trent’anni, come è stato il suo ultimo giorno di scuola.
Noi non ricordiamo, ci illudiamo di ricordare, il più delle volte costruiamo ricordi sulla base di pochi frammenti fermi nella nostra memoria, ci inventiamo un passato che certamente abbiamo, ma che non possediamo più. Diveniamo scrittori del nostro personale romanzo. Quelli bravi vendono libri, gli altri consumano bottiglie di vino con gli amici ricordando un’altra osteria.

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