lunedì 8 maggio 2023

CARI AMICI NAPOLETANI, FORSE E' MEGLIO CHIARIRSI.

 

Cari amici napoletani,
ero molto, molto contento della vittoria del Campionato che per il Napoli sempre più si avvicinava; mi sono anche arrabbiato per l’uscita dalla Champion’s che a mio parere si poteva evitare se la squadra partenopea avesse avuto un allenatore un po’ più "furbo". Non si può incontrare il Milan tre volte in circa un mese, giocarci sempre allo stesso modo, lasciando che i rossoneri impostino la loro gara sempre allo stesso modo, e non pensare a un sistema diverso per batterli. Questo è il mio pensiero. So che qualcuno dirà che in Italia siamo 58 milioni di CT, ma d’altronde si dice pure che in Italia ci sono 58 milioni di attori, non vedo dunque perché non possa esprimere opinioni sul lavoro degli altri.
Poi c’è stata Napoli-Salernitana, e il risultato che sappiamo. E da quel momento, della vittoria della squadra del capoluogo di regione, della capitale del nostro Regno delle due Sicilie sempre nel mio cuore, della più importante città del Sud italiano, non me ne è importato più nulla.
Troppe volgarità, schifezze, offese sono state dette contro Salerno, i salernitani, la Salernitana. Da quel convinto “pisciaiuolo” che sono, non voglio nemmeno tornarci su, se non per dirvi che la vostra vittoria sta ora nel mio cuore come quella di un Milan o di una Juve: non me ne frega niente!

C’è però una cosa che in quanto attore, uomo di teatro, sento di volervi dire.
Con franchezza, di tutta la retorica su Napoli e i napoletani non se ne può davvero più: ho sentito ancora parlare di “riscatto”, di “vittoria contro l’odio”, di “orgoglio partenopeo”, e tutto il repertorio che tra frasi e immagini avrei preferito aveste risparmiato all’Italia, perché sarò anche salernitano, un “pisciaiulo” appunto, ma sono di origini napoletane e borbonico nel sangue, ed alla dignità del mio Sud e della mia capitale, nonché al fatto che questa non venga offesa dai terroni del Nord e da tutti i razzisti d’Italia ci tengo, in tal senso mi guardo bene dal prestare il fianco e mi piacerebbe che tanti facessero come me.
Ma tanto lo so come risponderete a questa obiezione: noi siamo così, questo è il nostro modo di gioire, invidia, non siete capaci e ci odiate, un popolo come il nostro non c’è… E anche qui, tutto il repertorio di retorica.
Bene fa Vincenzo Salemme a cercare di alleggerire la sua amata città dagli stereotipi che la affliggono a volte più della disoccupazione stessa, ma non so quanti di voi lo abbiano capito.
Ebbene, proprio nell’ottica di questa insopportabile retorica vi ho visto ritirare fuori le “bandiere cittadine”: Eduardo, Totò, Pino Daniele, Massimo Troisi… E dunque è arrivato il momento che ci chiariamo una volta per tutte. Parlo in prima persona, ma sono certo di parlare a nome di tantissimi italiani, meridionali, campani.

Io amo Eduardo, Totò, e Pino Daniele, e Troisi, e Raffaele Viviani, Scarpetta… e Matilde Serao, e Striano e la Ortese, e Ruccello e ovviamente Patroni Griffi. Ma non basta, perché nelle mie felici memorie c’è anche un certo Giuseppe “Peppino” Pacileo che molti di voi giovani tifosi nemmeno sapranno chi sia, un giornalista limpido e geniale che era una vera gioia leggere il lunedì mattina nel racconto delle gesta del grande Napoli di Maradona e compagni. Qualcuno lo definì "il Brera del Sud", ma questa definizione non mi è mai piaciuta, poiché sottintendeva sempre una sorta di superiorità settentrionale, un modello nordico a cui riferirsi. Avessi mai sentito dire che Brera era il Pacileo del Nord! 

Ebbene, dovete sapere, perché è obbligatorio che lo sappiate, che io amo Eduardo De Filippo perché è un attore sublime e un grandissimo autore, amo Totò perché è un comico immenso, e Pino Daniele perché è un grande musicista. E lo stesso tipo di specificazioni valgono anche per gli altri che ho nominato e per tutti quelli che amo e che ora non mi vengono in mente: perché sono dei grandi artisti, non perché sono napoletani!
Il fatto che loro siano napoletani e che io sia campano, rende più semplice la vicinanza, a volte più profondo il comprendere, più spassoso o più amaro il cogliere le sfumature, ma amando in loro la loro arte, li amerei anche se fossero di un’altra regione o di un altro mondo.
Anzi, vi dirò di più, l’essere “esterno a Napoli” favorisce in me una visione che è prima di tutto nazionale, quando non internazionale addirittura, della loro opera, mentre il fatto che per voi siano bandiere cittadine vi porta a limitarne lo splendore e l’apprezzamento extraterritoriale.
Eduardo è un attore di valore immenso, che riesce ad abitare il palcoscenico con una semplicità che è frutto di un faticoso e intenso lavoro di anni, di dedizione e sacrificio; suo fratello Peppino oltre a essere un magnifico attore di teatro è forse il miglior attore italiano di cinema che abbia mai visto, più dei Sordi o dei Tognazzi, poiché ha la capacità di essere sempre perfettamente credibile, e non c’è un solo film nel quale lo abbia visto non centrare il personaggio. Fossero stati romani o genovesi o veneti avrei certamente provato per loro lo stesso amore e apprezzamento così come amo un Fabrizi o un Govi, Sciascia o Berto o Morante. 

Non continuo, mi fermo qui. Penso solo che quando Napoli si deciderà ad abbandonare le sue retoriche, autoalimentate e autoalimentantesi, forse ritroverà un po’ di fulgore e raccoglierà una maggiore attenzione da parte dell’Italia, ma attenzione vera ai suoi problemi e ai suoi splendori.
Se una persona è simpatica non ha bisogno di rappresentare la simpatia, se una città è grande non ha alcun bisogno di rappresentare la grandezza.

Buon terzo scudetto a voi.

Nessun commento:

Posta un commento

dite pure quel che volete, siete solo pregati di evitare commenti inutili e volgarità.