sabato 5 agosto 2017

AGOSTO, LA QUARESIMA DELL'ATTORE

Esercizio di autosuggestione:
non fa caldo
non fa caldo
non fa caldo
non fa caldo
non fa caldo
...

Niente da fare, non funziona. È un agosto infuocato e fuori dal normale quello che stiamo attraversando. Ieri ho ceduto le armi, e sono andato verso un centro commerciale. Me ne vergogno profondamente, ma c'era davvero poco altro da fare.
Le ferie le ho già fatte: memore di mesi di luglio torridi e agosto miti, abbiamo scelto con mia moglie di andare al mare a inizio dello scorso mese. E c'è andata male, perché tutto ci potevamo aspettare tranne che questo signor lucifero che sta letteralmente devastandoci le membra e il cervello.
Dovrei lavorare e non ne ho la forza. Dagli amici di FB scopro di non essere il solo. Ma il mal comune, nel mio modo di vedere, certo sempre un po' pessimista, non è mezzo gaudio, è solo mal comune.
Così, tutto si appesantisce in un mese che per noi attori, lì dove non si lavori (ma chi avrebbe il coraggio, con questo clima, di andare in giro per autostrade e siti marini dove la gente fa il bagno mentre tu soffochi in un costume certamente pesante?...), lì dove non si lavori, è una vera e propria Quaresima.
La conoscete tutti la storiella del perché il viola è considerato in teatro un colore nefasto: nel periodo della Quaresima la Chiesa vietava le rappresentazioni teatrali, il crocifisso veniva coperto con un panno viola, e da qui l'associazione tra il colore e l'impossibilità di fare incasso e quindi nutrirsi. I tempi sono cambiati, e non è certo per la Quaresima che si rischia di rimanere senza piatto in tavola.
Gli attori, però (e quando dico "attori" mi riferisco sempre a quelli veri), hanno sempre saputo volgere gli impedimenti a loro favore. Così, il periodo del crocifisso in viola diventava quello delle nuove scritture, degli spostamenti da una compagnia all'altra, delle prove per la nuova stagione. Altro che ferie. E chi le voleva le ferie. Nella mente di un attore, le ferie sono stare in teatro e andare in scena. Niente retorica, solo percezione di un piacevole stato d'animo determinato dalla propria profonda passione. È così, punto!
Torrido o non torrido, l'agosto, però si presenta ormai da anni come la nostra nuova Quaresima.
Perché? Perché tutto si blocca, uffici chiusi, assessori in vacanza, impiegati in organico ridotto, telefoni staccati, impresari irraggiungibili... non si sa con chi parlare per un progetto, nessuno che abbia voglia di darti cinque minuti di attenzione, e tutte le menti, spesso anche quelle dei tuoi colleghi, sono altrove. Il Crocifisso, insomma, si rimette, che noi lo si voglia o no, che la Chiesa lo abbia ordinato o no, il panno viola. E tu puoi solo stare fermo e aspettare.
Aspettare. E l'ansia cresce. E sì, perché per chi fa un lavoro come il nostro l'attesa non ha nulla di piacevole, alla faccia della pubblicità. La nostra inclinazione è al "fare", al fare e basta. Toglieteci il "fare", ci avrete rimandato in Quaresima.
E allora... nulla, aspettiamo pazientemente che passi, respirando profondo e cercando di controllare l'ansia. Leggiamo dei testi, scriviamo minchiate come questa, cerchiamo di far finta di essere normali, di convincerci che le ferie ci piacciano, e che il riposo ce lo siamo meritati... ma chi diavolo lo voleva 'sto riposo?!
Io no. E sono certo, nemmeno decine e decine di miei colleghi.
Adesso mi sparo un bel Peppino Gagliardi... e aspetto.
Buone ferie, a voi, mentre...
Settembre tornerà ma senza sole... 



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