Nella nuova legge sulle unioni civili manca il "vincolo di fedeltà".
Se fossi un omosessuale mi arrabbierei molto.
Da un lato, il concetto che le coppie omosessuali o le coppie etero non legate da matrimonio, non siano cementate dall'idea di fedeltà, offende profondamente in quanto ci si chiede se si ritengano queste coppie, delle coppie di "libertini", se si ritengano gli omosessuali incapaci di fedeltà, persone dalla sessualità "libera", o come si usa dire oggi, "fluida".
Dall'altro la mancanza di quel concetto è maledettamente grave perché si lega l'idea di fedeltà solo alla sfera sessuale. E qui, in verità, tutti dovrebbero arrabbiarsi.
Il concetto di fedeltà, a mio avviso, è ben più ampio, e in verità, travalica proprio quella sfera sessuale cui sembra fondamentalmente legato.
Esso, infatti, è molto più combaciante con un "progetto di vita", con i modi e le regole secondo le quali si vogliono, ad esempio, educare i figli, o si vuole condurre la propria casa e a la propria vita in comune e non, con l'educazione civile o religiosa, o la condivisione dell'assistenza ai propri anziani...
Insomma, il concetto di fedeltà è il vero progetto intorno al quale si costruisce la propria famiglia.
La sfera sessuale ne può anche essere serenamente esclusa.
La Chiesa, la tanto disprezzata Chiesa, ha una idea molto più chiara in tal senso, dichiarando che i reali ministri del matrimonio sono i coniugi e non il celebrante il rito. Sono dunque loro a decidere della loro vita sessuale, accogliendone tutti gli onori e gli oneri.
Che piaccia o no, ancora una volta, i pretti brutti sporchi e cattivi, sono ancora un passo avanti al legislatore. A parole entrano nella sfera sessuale, nei fatti e nelle regole se ne escludono lasciandone la piena gestione ai coniugi.
Con la negazione del concetto di fedeltà, invece, il legislatore italiano nega "il progetto stesso di famiglia" cui con la legge dice di avere dato forma.
Una coppia, non è tale senza un progetto comune. E senza la fedeltà al "progetto comune" non c'è coppia.
A ben vedere siamo al punto di partenza.
Auguri.
Sono nato a Salerno, nella Hippocratica Civitas. E sono un Attore, un hypocrita. "Un attore – insegnava Marisa Fabbri - è prima di ogni altra cosa un cittadino". Si può dunque parlare di Teatro senza porre un accorto interesse verso tutto quello che ci circonda? Non credo. E non è mia volontà. Forse alla fine il cittadino avrà il sopravvento; ma così non fosse, sarebbe ancora il Teatro, avrebbe mai avuto senso l'essere Attore? Spero così siano chiari senso e bizzarro titolo di questo blog.
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