lunedì 23 luglio 2018

ABBASSO L'INTELLETTUALISMO - LÌ DOVE IL TEATRO MUORE (2)

Uno degli inganni su cui il teatro sta morendo è quello del "valore del contenuto". 
Ciò che in realtà conta è il "come" si fanno le cose e non cosa esse ci raccontino.
La professionalità non ha nulla a che vedere con la serietà o peggio, seriosità degli argomenti trattati. 

Sarà più facile il drammatico, sarà più facile il comico, è più facile far ridere o far piangere, sono tutte discussioni inutili e fuorvianti. Conta la capacità professionale di ciascuno e solo in questa si vivifica l'importanza di quel che si sta facendo. 
Sintetizzando potremmo dire che conta la forma e non il contenuto.
D'altra parte, se da tremila anni ci raccontiamo sempre le stesse storie (Edipo - Amleto - Il gabbiano...) e questa stesse storie sono accolte dal pubblico, è perché cambia il modo in cui ce le raccontiamo. Ugualmente se da centinaia di anni mettiamo in scena sempre le stesse tragedie - commedie - drammi - farse è perché cambia il modo in cui le mettiamo in scena (l'Amleto di Kean, l'Amleto di Talli, l'Amleto di Gassman, di Albertazzi...). 


Ma c'è, a mio avviso, una controprova di quanto dico, inattaccabile: se valesse più quel che si racconta rispetto al come lo si racconta, dovremmo convenire che Antigone fatta dalla filodrammatica sotto casa è e sarà sempre più importante della farsa messa in scena da Peppino De Filippo. Siccome nessuno dotato di senno, ma anche non dotatone, dotato di cuore, ma anche non dotatone, dotato di pancia, ma anche non dotatone può convenire sul fatto che l'Antigone eseguita della filodrammatica valga più della farsa eseguita da De Filippo, ecco dimostrato che non è il contenuto a fare il valore della rappresentazione! 

Ma ad un certo côté intellettuale conviene sostenere tesi contraria (è una cosa sempre accaduta in Italia, e acuitasi negli ultimi trent'anni in modo pestilenziale), conviene sostenere il valore dell'intellettualismo. Non credeteci, è un mero gioco di potere, un mero esercizio di potere, basato sull' "io capisco e tu no". Sciocchezze, in Teatro, dal lato dello spettatore, non c'è chi ha maggiore "potere" rispetto ad altri. Gli spettatori in poltrona sono tutti uguali e i giudizi di tutti, positivi o negativi, sono tutti rispettabili e devono doverosamente essere accolti. Quel teatro che dal lato palcoscenico non è democratico mai, ma piramidale e autoritario quasi sfiorando la dittatura, dal lato pubblico può solo essere democratico.
Se non recuperiamo questo concetto e se non recuperiamo quello ancor più importante che l'intellettualismo è nemico dell'arte teatrale, vedremo il teatro sgretolarsi sempre più. La china presa è già decisamente pericolosa.


O fai ride' o fai piagne, conta come lo fai e no che stai a ddi'!
Spero che me so' spiegato.

Cerèa. 

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