mercoledì 9 maggio 2018

CASTELLITTO-MORO, l'emozione di conoscere il professore

Non voglio, in questo 9 di maggio, che tanti tristi ricordi dà al nostro Paese, scrivere ancora, aggiungere parole a parole su Aldo Moro, ed anche su Giuseppe Impastato.
Le informazioni sono ormai davvero tante, che si può fare un quadro della situazione abbastanza chiaro, e forse ha ragione Giovanni Fasanella, autore del bel libro "Il puzzle Moro" quando dice che non c'è più nessun mistero, bisogna anzi uscire dalla logica del solito mistero italiano che rischia di "kennedyzzare" l'affaire Moro, tramutandolo in un romanzo piuttosto che in un fatto atroce vero che ci riguarda in quanto è ricaduto sulle vite di tutti noi.
Niente altre parole, dunque.
Ora è forse il caso di meditare su tutto quello che sappiamo.
Intanto, qualche bella sorpresa ci è ancora riservata da questa nostra televisione di Stato stanca e destinata allo smembramento.
Ieri sera, infatti, è andato in onda una bellissima docu-fiction, "Aldo Moro, il professore" che merita davvero la vostra attenzione. Se non l'aveste vista, sul sito raiplay la ritrovate tutta.  

La voglio segnalare per due precisi motivi: il primo è che per una volta si è parlato di Aldo Moro e della sua tragica fine, insieme agli uomini della sua scorta, con un taglio completamente diverso, partendo dalla sua attività di professore e dal suo rapporto con gli studenti. Ciò ha fatto sì che per una volta si sentisse, si vedesse, si parlasse dell'uomo Moro e non del "giallo su Moro".
Parrebbe poco, invece è una cosa molto importante: perché noi che veniamo da quegli anni, sappiamo chi era Moro, perfettamente; è normale, quindi, che noi si sia molto concentrati sul rapimento e sulla ricerca della Verità sulla sua morte. Ma c'è ormai un intero mondo di giovani, i quali ogni anno sentono commemorare quest'uomo, ma non sanno, in realtà, perché Moro fosse così importante.
Certo non lo era per come faceva il professore, pur essendo un immenso docente come tutti i suoi studenti hanno testimoniato negli anni, ma almeno il cambiare ottica è un buon punto di partenza.
Forse un giorno arriveremo anche a spiegare ai giovani l'importanza della sua attività politica in quel mondo, in quel momento, in quel contesto, con quella situazione internazionale e nazionale, quale fosse il suo progetto e la sua visione del Paese, e allora sì che i giovani capiranno cosa abbiamo perso noi italiani tutti e perché c'è ancora bisogno di cercare tutta la verità, tutta, su quell'omicidio.

In secondo luogo, voglio inchinarmi davanti a Sergio Castellitto. Che ha fatto magnificamente quel che un attore, vero!, deve fare: non ha fatto nessuna imitazione di Moro, ne ha raccolto alcuni modi di fare, nella gestualità, in alcune pose, nella pacatezza della voce e nei ritmi del parlare, ma poi ha disegnato lui, da attore il personaggio, riuscendo, in tal modo, a restituirci il tratto emozionale della sua visione del personaggio. Ha trattato Moro, alla fin fine, come personaggio e non come pezzo della Storia da ricopiare. Questo gli ha consentito di evitare qualsiasi caratterizzazione che avrebbe potuto sfociare nel macchiettismo, sia pure involontariamente.
Mi si dirà che è impossibile fare di Moro una macchietta. Giusto. Ma non dal punto di vista attoriale, che è quello che a me qui interessa.
Assistiamo ormai, vedi l'Andreotti di Servillo ne "il divo" di Sorrentino, a della becere macchiettizzazioni che si accostano più al lavoro dell'imitatore che non a  quello dell'attore e che nulla hanno di emozionante, che sia emozione tenera o irritante.
Di fronte all'Andreotti di Servillo si esce dal cinema esattamente come vi si era entrati; di fronte al Moro di Castellitto si esce dalla ideale sala cinematografica di casa, portandosi dentro un pensiero, una emozione, una sensazione, ciascuno la sua. E in qualche modo ci pare di essere stati per un po' a contatto con il personaggio, di averlo intimamente conosciuto.

Se usciamo da teatro così come vi siamo entrati, diceva un vecchio regista, vuol dire che abbiamo perso tempo.
Ringrazio Castellitto per non avermi fatto perdere tempo, ieri sera.

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