domenica 27 marzo 2022

IERI HO AVUTO PAURA

 A un certo punto ieri sera ho avuto paura, il cuore ha cominciato a battermi fortissimo anche se apparentemente ero calmo, molto calmo, sorridente, e da fuori non si vedeva proprio niente, ma ho avuto paura. 

Nel tardo pomeriggio sono uscito di casa per andare a fare la mia solita camminata a passo sostenuto, perché devo assolutamente dimagrire, sono sovrappeso in un modo che non è più tollerabile, e ho scoperto che dimagrire è un lavoro! 
Così, come costanza vuole, nel tardo pomeriggio, messi da parte i vari impegni quotidiani, ho infilato le scarpette di gomma e sono andato. 
A metà strada sono come sempre passato per una piazza, dove ci sono panchine, anziani, badanti, qualche tavolino di bar e tanti ragazzini che giocano a pallone. 
La sera era appena calata e c'erano i lampioni accesi. L'immagine di quei ragazzini, dieci, dodici, forse quindici anni che giocavano a pallone mi ha affascinato, poiché è sempre più raro vedere nelle nostre piazze dei ragazzi che giocano a calcio. Ormai vanno tutti nelle scuole-calcio, nei campetti attrezzati delle parrocchie o dei quartieri popolari, ma i ragazzini che in una piazza, isola pedonale ovviamente, giocano mettendo le giacche in terra per fare le porte è roba che mi riporta alla mia infanzia. 
L'immagine era toccante, e ho deciso di fare una foto che avrei poi postato sui social con qualche bella frase che esprimeva il mio sentimento di dolce nostalgia. 









Ma nel mentre scattavo, un pensiero terribile mi ha attraversato la mente: e se mi prendono per un pedofilo? 
Fatta la foto col cellulare mi sono allontanato, ho visto che c'era una chiamata cui non avevo risposto e ho richiamato. Ma intanto ho sentito i ragazzini urlare un qualcosa di cui non distinguevo tutto, se non poche ma inquietanti parole: "La fotografia... il telefono... è quello là... ha fatto la foto...". 
Il telefono squillava e nessuno all'altro capo rispondeva, e io intanto sentivo i passi di ragazzi che mi rincorrevano. Ho continuato a camminare, ostentando calma e attenzione ai miei affari. 
A un certo punto un ragazzino di un dodici anni, su un monopattino, mi ha affiancato e ha gridato a un altro: "è lui", e un altro dodicenne mi è corso affianco. Ho chiuso l'inutile telefonata e il ragazzino a piedi mi ha chiesto: "ma vi siete preso il telefono?". L'ho guardato, e con un grande sorriso sostenuto da molta calma ho risposto: "no, guarda, è il mio". 
Il ragazzino ha guardato la schermata ed è corso via urlando al compagno: "no, è suo", e si sono allontanati. 
Una coppia che era dietro di me ha incrociato il mio sguardo e mi ha sorriso per la comica scena, ma dentro il mio petto il cuore andava a mille. 
E se mi avessero preso per un pedofilo, per uno che andava facendo foto ai ragazzini per chissà quale vergognoso motivo, se fosse scoppiata una situazione allucinante nella quale come avrei potuto difendermi? 

Non lo avrei creduto mai, ma mi sono calmato a fatica, e ho capito. Ho capito in che schifo di mondo viviamo, e come tutta l'informazione malsana, che condiziona le nostre vite ci entri dentro anche se non vogliamo, si acquatti nel fondo del nostro animo e lo scuota quando meno ce lo aspettiamo come una improvvisa burrasca in mare. 
Come ho potuto avere così paura di due dodicenni? Ne ho avuta perché tutto poteva in un lampo volgersi al peggio e per un nonnulla, perché basta una parola a inchiodare le persone, per metterle alla gogna, perché nessuno di noi ha più un rapporto sereno con il mondo che lo circonda, perché ormai ogni nostro gesto è fortemente condizionato dal pensiero e dagli sguardi che ci circondano. Non siamo più liberi dentro.

Ho cancellato la foto. Che mi era venuta anche male. 

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