giovedì 16 gennaio 2020

SCUOLE IN VENDITA - La falsa indignazione sulla scuola del Trionfale di Roma

Sarò breve, e sul serio. 
Ho letto e sentito di tanta indignazione per quella scuola, pubblica, di Roma, zona Trionfale, che aveva nel suo POF, Piano Offerta Formativa, una sorta di catalogazione dei suoi plessi in scuola di serie A, per le classi medio-alte e per i figli di colf e badanti di quelle stesse famiglie agiate, e scuola di serie B, per extracomunitari, ceti bassi, e tutti gli altri sfigati della terra. 
L'istituto, abbiamo poi saputo dagli indignatissimi tg, ha poi corretto quanto scritto nel suo POF, e la preside, anzi, scusate, il Dirigente Scolastico, si è dovuto precipitare a spiegare e giustificare e scusarsi. 
Ecco: tutta questa indignazione è assolutamente fuori luogo, ma in linea con i tempi che viviamo. 
Fuori luogo perché coloro che si indignano sono esattamente coloro che hanno ridotto la nostra Scuola pubblica a un vero e proprio mercato, nel quale le singole scuole si vendono, si offrono come il paradiso dell’istruzione, l'avveniristico ginnasio nel quale i tuoi figli avranno il meglio del meglio, mettendo gli istituti uno contro l’altro e addirittura i docenti gli uni contro gli altri, perché se non si raggiunge un certo numero di iscritti rischiano di saltare le classi e in conseguenza le cattedre. 
Gli orrendi riti degli Open Day, o addirittura i Saloni d’orientamento, nei quali come in una feria si piantano gli stand, i banchetti delle singole scuole, tra i quali girano famiglie a caccia di informazioni per decidere del futuro dei propri rampolli. Un vero e proprio mercato. 
E allora parliamoci chiaro: quando devi vendere, anche perché al vendere è legata la tua sopravvivenza, cosa fai? Cerchi o no di assecondare interessi e gusti del tuo potenziale cliente, cerchi di attirarlo, gli proponi o no quel che a lui può piacere o interessare?  
E questo ha fatto la scuola del quartiere Trionfale di Roma: ha cercato di vendersi sulla base dei gusti dei suoi potenziali clienti; clienti che, non essendo nata da poco, conosce meglio che per una indagine di mercato. 
Si sbandiera indignazione,si urla allo scandalo, ma chi lavora nella scuola sa bene che negli istituti delle cosiddette “zone ztl” extracomunitari non ce ne sono o sono pochissimi, mentre abbondano, fino ad essere anche maggioranza, nei plessi delle periferie; e dalle inchieste di qualche giornale sappiamo pure che i "figli della ztl" quando si ritrovano in classi che hanno "presenze a loro sgradite” vengono dalle famiglie spostati in “situazioni preferibili”. 
Quello che la scuola del Trionfale aveva scritto era, guarda caso, proprio nella OFFERTA formativa. A questo è stata ridotta la Scuola, questo la Scuola deve fare per sopravvivere: OFFRIRE ai suoi potenziali clienti un luogo che risponda ai loro desiderata.
Dunque l’indignazione è fuori luogo. Ma pienamente in linea con la mistificazione costante dei tempi che viviamo, che vuole l’accoglienza ma non a casa propria, che chiede diritti civili ma dimentica quelli sociali, che fa collette per i terremotati, ma trova normale che sia impedito allo Stato di agire, che inneggia alla competizione ma blocca l’ascensore sociale, che propaganda la meritocrazia ma attua il peggior familismo… 
A che serve l’indignazione? A risciacquarsi la coscienza, soprattutto davanti a quel popolo bue che, insufflato dai Media compiacenti, continuerà a parlare dello scandalo della scuola del Trionfale di Roma mentre ai suoi figli sarà impedito di entrare nelle aule dei "figli della ztl".  

Nessun commento:

Posta un commento

dite pure quel che volete, siete solo pregati di evitare commenti inutili e volgarità.