giovedì 12 ottobre 2017

LA TV DELLA MALEDUCAZIONE

Penso che i pubblicitari siano la genia peggiore che potesse partorire questo Paese.
Pardon, ho sbagliato: questo mondo.
Al minuto 5:00 di questo meraviglioso video
potrete sentire la sora Lella, che si scusa con i telespettatori perché per impastare la carne trita con l'uovo, con la quale andrà poi a riempire dei peperoni, usa le mani.
Sottigliezze e raffinatezze della buona educazione di un tempo, che sta andando sempre più fuori moda (per usare un eufemismo). E se vogliamo riconoscere un principale colpevole, questo è proprio la televisione.
Dal 1954, anno della sua nascita nel nostro Paese, la tv ha sempre svolto, ponendoselo come fondamentale obiettivo quello di unificare gli italiani, nella lingua, nella cultura, nell'esercizio democratico e politico, nella socialità, nella coesione di un intero popolo che, era bene evidente, fino a quel momento non aveva conosciuto una coesione vera se non quella imposta dall'alto dal regime dittatoriale.
La buona educazione, e la divulgazione di un comune sentire e modo di comportarsi, non era soltanto... questione di etichetta, ma svolgeva una subliminale funzione nel concreto muoversi dell'ascensore sociale. Perché le classi conoscessero una vera integrazione, non bastava soltanto che l'operaio facesse studiare i figli, occorreva che apprendesse buona regole di comportamento, regole condivise, e soprattutto regole indirizzate verso l'alto. Saper stare a tavola è sempre stato segno distintivo del signore, insegnare ciò ai propri figli era dunque importante quanto il ritrovarseli laureati in legge o ingegneria.
Curiosamente, a riprova di quanto sostengo, le classi più agiate, le ritrovammo in contrapposizione a tali dettami di buon comportamento. In decine di film dell'epoca possiamo vedere nobili che allegramente si passano il bicchiere o usano le mani per mangiare... Ma non basta: Giuseppe Patroni Griffi diceva che nelle case veramente nobili "la roba da mangiare si deve buttare!". Intendendo due cose: era il segno distintivo del fatto che il signore poteva farlo - il povero ovviamente no - e che il cibo non consumato veniva regalato quale mancia ai meno abbienti. Ed in quest'ottica, il buon Peppino, Barone di Faivano, considerava i nuovi ricchi, come gli Agnelli, dei veri e propri parvenu. Alla notizia che "l'avvocato" era andato a festeggiare i suoi 60 anni a New York, il Maestro si mostrò profondamente indignato: "Ma tu che puoi, fai aprire uno dei bellissimi castelli della tua terra, Stupinigi per esempio, e invita il mondo, mostrandogli le meraviglie del tuo paese".
Ma altro che "la roba di deve buttare", il nuovo ricco... mangiava poco. Mangiar poco era il segno distintivo della nuova "nobiltà" e della nuova etichetta. Altro che timballi del Gattopardo!
Alla distanza, il risultato sono i signori chef che ti mettono due ravioli nel piatto o venti grammi di carne, ovviamente al prezzo di 60 leuri a portata! Roba che viene da chiedersi: "ma che ho fatto di male?!".
In sintesi, la buona educazione ha ribaltato i suoi parametri, fondandosi oltre tutto su di un concetto, in nome dello stare insieme e dell'allegria, tutto si può fare.
E qui, come cavallette, intervengono i pubblicitari, che in messaggi fulminei divulgano una modalità di comportamento che scardina qualsiasi certezza consegnataci dai nonni: accarezziamo il cane mentre siamo a tavola, il gatto ci cammina sul piano lavoro della cucina, assaggiamo al cucchiaio di legno che usiamo per cucinare, infiliamo le forchette con cui mangiamo nei piatti di portata (che regolarmente sono sprovvisti di loro proprie posate), afferriamo fette di prosciutto con le mani...
Ecco, andate al 30'' di questa schifosa pubblicità
Arriva un piatto di prosciutto a tavola. Ci sono le nonne, le zie, le mamme... Forchette da portata nel piatto non ce ne sono, il ragazzone si alza e allunga la mano dentro al piatto, prende una fetta e se la ficca in bocca, davanti all'aria divertita delle altre commensali.
Mio nonno mi avrebbe staccato una mano, per mille motivi: prima le signore, aspetta il tuo turno, che le hanno inventate a fare le forchette (a proposito: guardando le pubblicità delle acque minerali, non si sa perché abbiamo inventato i bicchieri!)... E per chiudere il cerchio, mia nonna mi avrebbe cacciato di tavola e i miei genitori avrebbero dato ragione a entrambi.
Ecco, prendete questo comportamento del ragazzo dello spot, lasciate che i vostri figli lo adottino come un comportamento normale, e poi mandateli a una bella cena di lavoro, o di gala, o a casa della sua promessa sposa che magari è pure nobile e ricchissima mentre voi in famiglia non lo siete e dunque la famiglia di lei già non lo vede di buon occhio. Arriva un bel piatto di prosciutto... e il ragazzone, opera! Perché per lui è normale, lo ha visto fare alla tv.
Fatemi poi sapere cosa dirà la famiglia di lei. Molti di voi so cosa mi diranno: "Ma lo fanno loro, li ho visti, i ricchi, i nobili, li ho visti che mangiavano il prosciutto con le mani, lo fanno loro!". Appunto, loro. Che quando vogliono, loro possono e voi no, oppure loro possono e voi forse, o voi anche, o voi sì. Così è, anche se non vi pare.

Ma a questo punto l'obiezione classica su certi comportamente è: "Siamo in famiglia!". Beh, vi svelerò un segreto: non esiste "siamo in famiglia". Non ho mai amato Aristotele, forse perché non l'ho mai capito, ma una cosa ricordo che diceva e la trovo sacrosanta: la virtù è una abitudine.
Se non si è normalmente allenati a certi comportamenti, come il cedere il posto in autobus ai più anziani, chiedere con gentilezza, non dire parolacce, non infilzare senza nemmeno chiedere il permesso la propria forchetta nel piatto dell'altro... il risultato sarà che poi, in certe situazioni, si farà uno sforzo enorme per fare attenzione a ciò che è corretto e a ciò che non lo è. E prima o poi si  commette l'errore, non il piccolo, innocente errore, ma quello marchiano.

Nessuno di noi è Lord Brummell, tutti commettiamo piccoli errori, anche la regina Elisabetta ne commetterà (ne sono certo), ma il risultato è che quella tv che era nata per darci il buon esempio si sta rivelando sempre più un concentrato di maleducazione, ristabilendo un distacco sociale che ci vorrano decenni per ricolmare.
C'erano un tempo trasmissioni che "insegnavano" il buon gusto nel vestire alle signore, oggi siamo pieni di reality nei quali il pacchiano, passando per divertimento, la fa da padrone.
Avete mai pensato a quante anime semplici pensino che quello sia il buon gusto?

PS - E per favore, non prendete esempio dai film americani: sono il popolo più maleducato che abbia mai visto in azione.

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