domenica 25 giugno 2017

UNDER 21 DI CALCIO E AUTORAZZISMO ITALICO

Ieri sera ho goduto della bella vittoria della nazionale di calcio Under 21 sulla sua omologa tedesca durante gli Europei di categoria che si stanno svolgendo in Polonia.
Una partita splendida degli azzurrini, che soprattutto nel secondo tempo hanno messo i bianchi di Germania alle corde impedendogli di costruire gioco e imponendo un ritmo che gli avversari non hanno saputo sostenere. Detta in soldoni: da un certo momento in poi i tedeschi ci hanno capito più nulla!
Alla fine, il risultato, sia pur risicato - ma come è d'altronde nostra tradizione - non era giusto, ma giustissimo, un 1 - 0 secco e implacabile.
Ho goduto, certo, perché battere la Germania è un classico del nostro calcio, tranne quando si presenta in panchina un tal signor Conte, il solo ad aver perso con i tedeschi in competizione ufficiale; una partita che non voglio ricordare perché si poteva perfettamente vincere... se non avessimo avuto quel Commissario Tecnico.
E poi perché quei ragazzi hanno mostrato davvero un gran calcio.
La situazione era complicata, rischiavamo l'eliminazione, e invece ora siamo in semifinale.
Ho goduto, dicevo... fino a che non sono arrivati i commenti. E da quel momento è partito il nervosismo.
Perché i resoconti - e stamane non erano cambiati - parlavano di "impresa... miracolo... cuore cuore cuore...". Come se i nostri ragazzi fossero un gruppo di mezzi brocchi che per un tiro fortunato del destino hanno raggiunto il risultato.
E invece non è così: i nostri ragazzi hanno conquistato la semifinale perché erano più forti, perché hanno espresso calcio migliore, perché hanno grandi qualità tecniche e tattiche che sicuramente ci torneranno utili anche in vista del Mondiale russo del 2018.
Per come la raccontano i commentatori, invece, pare che i nostri valgano poco!
"Il cuore... il cuore... il cuore". Ma cosa vuol dire?
Vuol dire che se io e un gruppo di amici ci mettiamo tanto tanto tanto cuore possiamo scendere in campo e battere la Germania o la Spagna? Ma è ovvio che NO!
Diciamoci la verità: Buffon, Pirlo, Totti, Cannavaro... e prima ancora Tardelli, Cabrini, Zoff... sono Campioni del Mondo. Tanti di loro hanno vinto scudetti e coppe... eppure, se dobbiamo parlare di grandi campioni, si sente sempre e solo parlare di stranieri, del Cristiano Ronaldo di turno, del Messi di Turno, ecc.
A me questa cosa ha un po' rotto le palle, se permettete. Fa parte di quella tendenza autorazzista degli italiani, che giustifica la vittoria mai con la grande qualità ma sempre con un motivo altro legato a un dato non tecnico.
Uno come Bruno Conti ce lo ha invidiato il mondo, eppure quante volte (e dico "quante volte" perché è il numero che conta, un una tantum ci sarà certamente stato) ne avete sentito parlare come un Dio del Calcio?
NO, noi siamo sempre quelli della disfida di Barletta, che raggiungono il risultato solo perché fanno Unità d'Italia. Ma tu puoi fare tutte le Unità che vuoi, se non c'è la qualità i risultati non li raggiungi. Punto.
Per sentire parlar bene e benissimo dei nostri campioni bisogna sempre aspettare che diano l'addio al calcio, come Baggio o Totti, prima esiste sempre uno straniero di cui si raccontano meraviglie.
E io francamente sono stanco. Stanco dell'autorazzismo italico che invade ormai ogni campo, dal calcio alla scuola, dalla politica all'industria.
Sto aspettando con ansia che qualcuno mi venga a dire che i limoni sud africani sono meglio di quelli della Costiera amalfitana. Prima o poi costui sbucherà fuori.
Ieri sera, quei ragazzi hanno vinto perché avevano le qualità per vincere. Non c'è miracolo, non c'è impresa, non c'è cuore che tenga, solo qualità.
Certo, loro stessi hanno parlato di cuore, ma in rapporto a qualcosa che era accaduto prima e quel "cuore" intendeva altro che psicologicamente era mancato. Ma oltre questo, non è possibile far credere che loro valevano meno degli avversari. Perché questo la narrazione rimanda a me spettatore. Quando ci ribelleremo a questa narrazione autorazzista, francamente, sarà sempre troppo tardi.
Anche basta. Grazie.

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