venerdì 5 maggio 2017

SOROS DI QUA' SOROS DI LA'

Tutti a chiedersi cosa sia andato a fare il ben noto faccendiere George Soros a Palazzo Chigi.
Qualcuno ha anche piacevolmente ironizzato perché la cosa strana, in realtà, non è che il grande vecchio della finanza sia andato da Gentiloni, ma che Gentiloni sia in quel posto.
E va bene, la battuta è buona e la prendiamo.
Nessuno però, mi pare, si sia chiesta un'altra cosa:
Soros è nato nel 1930, ha dunque 86 anni e va verso gli 87 che, dice Wikipedia, compirà il 12 agosto.
A questa età, secondo la nostra semplice mentalità di cittadini, un uomo che è stracarico di soldi, dovrebbe più o meno starsene a riposo e godersi la vita, che non significa necessariamente fare nulla. Ci sono, giustamente, quelli cui fa piacere continuare a lavorare, ma lo fanno certamente con ritmi più blandi, con una maggiore tranquillità, tanto per mantenersi in attività, un po' come i nostri vecchi che
vanno alla balera o alle gite organizzate.
Niente di male in questo.
Ciò che dovrebbe sorprendere è invece l'attivismo di Soros, quanto alla sua veneranda età e con le ricchezze accumulate, egli si sbatta da una parte all'altra del globo, fisicamente o virtualmente, per i propri interessi.
Ecco: sono davvero i SUOI interessi? Intendo con "suoi" quelli personali, legati al suo lavoro, alla sua carriera...
Ipotizzabile che la risposta sia NO.
E allora, quale altra ipotesi possiamo formulare?
Forse per comprendere dobbiamo ardire un parallelo.
Chi sono coloro che stanno in carica fino alla fine? I re e le figure di vertice delle religioni,
ad esempio il Papa.
Dunque, possiamo pensare che il magnate si senta un re, di quelli unti dal Signore, che fanno di tutto, fino alla fine per tenere in piedi e rafforzare sempre più il loro regno; basta, però, questo a spiegarne la freneticità? Anche qui dobbiamo pensare che forse no, visto che ogni tanto anche i re abdicano, o mollano leggermente le redini in vista di una successione. Qualcosa d'altro deve muovere il grande
vecchio, e ci torna utile la figura papale: credo non sia errato pensare che uno come Soros sia in realtà spinto da una fede di tipo religioso incrollabile, una fede che è al limite se non oltre il fondamentalismo.
Il grande problema dei nostri tempi è probabilmente tutto qui: chi combatte contro le idee correnti, contro ideologie distruttive degli Stati, delle tradizioni, delle culture, contro una globalizzazione senza regole dominata dalla speculazione finanziaria che poco si cura delle sofferenze delle persone, si trova in realtà a combattere non contro una filosofia, un pensiero, una idea politica, ma contro una fede cieca che è disposta a tutto pur di ottenere la vittoria della propria fede, pur di vedere realizzato in pieno il mondo da lui vagheggiato, anche a costo di piegare la realtà al suo sogno.
Ecco perché, con gli adepti di tale fede, è impossibile il dialogo, poiché essi partono dalla certezza della loro ragione e del torto altrui; e pur di affermare il loro credo li vediamo sempre, ormai sempre, negare anche le evidenze, negare la realtà. Il dubbio è categoria che non gli appartiene, la loro coscienza è blindata e autoassolvente.
Io, con franchezza, non riesco a immaginare altro perché all'insistente attivismo non solo di Soros ma
di tutta una serie di altri vecchi. Servire la causa fino alla fine, pare che sia il loro unico pensiero, la loro irrefrenabile spinta, il sentimento che li muove instancabili contro tutto e tutti. E non ha alcuna importanza, per costoro, se altri, gente comune come noi, soffrono a causa del loro credo.
Il loro assioma è semplice: "Siete voi che sbagliate, noi siamo nel giusto!".
Perché? Semplicemente perché sono essi a dirlo.
Che Dio ci aiuti.  

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