mercoledì 17 maggio 2017

E SE ABOLISSIMO I TEATRI STABILI?

Resta incomprensibile, nella attuale crisi del teatro, quali siano stati i motivi che hanno spinto il Ministro Franceschini a varare un decreto che di fatto ha ammazzato le Compagnie private, le Compagnie di giro cosidette e concentrato tutta l'attenzione dello Stato sulle compagnie "pubbliche", quelle, per capirci, dei Teatri Stabili.
Incomprensibile perché il meccanismo, come è ormai possibile chiaramente vedere, si pone in perfetta antitesi con l'ideologia corrente di uno Stato leggero e tendente all'assente, uno Stato cioè favorevole e che propaganda l'idea di Libero Mercato, come sta avvenendo in decine di altri campi, mentre nel Teatro si pone come unico e insostituibile mecenate.
Tralasciando quelli che vengono definiti complottismi, per cui questa azione mirerebbe a un controllo del mondo culturale, si può di sicuro affermare che la linea scelta dal Ministero pone una serie di gravi scompensi, non solo a livello pratico, ma anche storico, in quanto trancia di netto le radici con la più antica e fruttuosa tradizione italiana: il "nomadismo attoriale".
Senza starla a tirare troppo per le lunghe, si lancia una proposta in tendenza piena con l'ideologia corrente: sopprimere l'intervento dello Stato, se non totalmente almeno marginalmente, ridisegnando l'organizzazione del mondo teatrale in un ritorno all'antico che perfettamente si allineerebbe con la ideologia liberista.
Si dovrebbe quindi ipotizzare una chiusura dei Teatri a sovvenzione totalmente pubblica, gli Stabili per intenderci, e lasciare totalmente mano libera ai privati. Passare, per esempio, la gestione di quei teatri (l'Argentina, o il Carignano, o il Mercadante...) direttamente ai Comuni, perché questi siano "terreno di battaglia " e libera espressione delle Compagnie attoriali.
Lo Stato (e magari con esso le Regioni) potrebbe limitarsi a una semplice sovvenzione alla struttura, le cui modalità andrebbero studiate per essere rese eque, e sgombrare totalmente il campo.
Il risparmio per i cittadini sarebbe sicuramente di una rilevanza interessante, e non potrebbe che emergere "il merito" dettato dal semplice gusto del pubblico.
Troverebbe sponde una tale soluzione?
Non credo: gli interessi sono troppi.
E la paura di troppi artisti di restare senza l'elemosina di un lavoro, gigantesca.
Si ristagna, quasi senza accorgersi che si sta in realtà affogando.

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