lunedì 13 febbraio 2017

DOTTOR JEKYLL, SAN TOMMASO E FAKE NEWS

Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde è il racconto che ha avuto il maggior numero di trasposizioni cinematografiche dopo Madame Bovary
È il capolavoro di Flaubert, dunque, ad oggi, a mantenere questo curioso primato. 
Le trasposizioni per lo schermo dei romanzi pongono, come si sa, una serie di problemi, ed è certamente per il tentativo di dare risoluzione a queste questioni di stampo totalmente artistico che i cineasti se ne sentono perennemente attratti. 
Ogni film (comprendendo anche le versioni per il piccolo schermo) è un tentativo, una proposta e una possibile risposta. Nessuno la risposta definitiva. 
Il caso di Jekyll/Hyde è però particolarmente curioso. Perché come sa chi ha letto il raccontino di Stevenson, solo alla fine veniamo a scoprire che i due sono la stessa persona, mentre al cinema non possiamo che scoprirlo praticamente subito, alla prima ingurgitata di pozione. Così, l'attenzione del realizzatore si deve per forza di cose concentrare su altro dalla storia: la convivenza tra bene e male in un unico essere, la forza e le possibilità degli effetti speciali, il punto di vista da cui la storia viene guardata e raccontata... 
Esso è certamente il caso più chiaro di come cinema e letteratura siano due generi diversi, che raccontano con modalità differenti e che praticamente sempre la trasposizione è una operazione che "prende spunto da", senza poter essere mai "quel racconto". Da qui, poi, la vulgata corrente "ma il libro è un'altra cosa". Certo, il libro non può che essere un'altra cosa, perché diverse sono, ancor prima che i tempi, le tecniche della narrazione. 
Quello di Jekyll e Hyde resterà per sempre un problema irrisolvibile per l'ottava arte. 

Ma un caso di impossibilità di trasposizione del racconto si era già verificato nella storia dell'Arte della nostra civilità: l'incredulità di San Tommaso. 
Se stiamo infatti ai Vangeli, in particolare Giovanni (20,24 - 29), l'apostolo non mette mai il dito nelle piaghe di Cristo. Egli esprime il suo dubbio, richiede una prova concreta della resurrezione del Maestro, afferma che non crederà, come sappiamo, finché non avrà posto la sua mano in quelle ferite.
Poi, quando se lo vede davanti, cade in ginocchio ed esclama: "Mio Signore, mio Dio". E la faccenda si chiude lì. 











Dunque, Tommaso non mette mai in pratica quella sua richiesta di prova. Eppure, se date uno sguardo alle pitture che hanno attraversato i secoli, il gesto è più o meno sempre lo stesso che vediamo in quel quadro di Caravaggio. 
Mettetevi nei panni di un pittore: come posso far capire attraverso una sola immagine che quello che, per esempio, di getta ai piedi di Cristo è effettivamente l'apostolo incredulo? Potrebbe essere chiunque e qualsiasi altro il momento. 

Ogni arte, dunque, ha il suo modo di narrare e non può prescinderne. Ogni arte ha il suo pezzetto di finzione, e addirittura di menzogna. 
Talvolta pensiamo di conoscere la Verità solo perché vediamo una foto o un filmato. Dimentichiamo che l'obiettivo, per sua stessa natura, come l'occhio, non può che escludere un pezzo della realtà. E se questo è vero per l'arte, che porta con sé il tempo della costruzione e della meditazione, ancor più vero lo è per la cronaca, che si illude di "fotografare la realtà". 
Il concetto di falsa notizia è insito nel concetto di notizia stessa. 
Escludendo il concetto di "notizia VERA", la differenza tra notizia falsa e notizia non falsa è solo da ricercare nella buona o cattiva fede di chi la diffonde. Noi stessi, tra quando leggiamo una notizia e poi la riportiamo a qualcun altro abbiamo già modificato il racconto. 
Chi pretende di possedere e/o determinare la Verità, sta già mentendo. 

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