venerdì 13 gennaio 2017

INTEGRAZIONE: E SE FOSSERO GLI ITALIANI A NON VOLERLA?

Quella dei migranti (ma sarebbe più giusto "emigranti"), in Italia, è ormai una bomba sociale vicinissima all'esplosione. I segnali ci sono tutti. Somiglia ai tric-trac che sparavamo a capodanno da ragazzi: i colpi piccoli anticipavano la deflagrazione ultima e potente.
Impossibile quasi evitare di ragionarci o evitare di pensarci almeno un minuto per il semplice motivo che dalle discussioni sul tema siamo letteralmente bombardati, a nostra volta, dai Media.
Ora, prendersela con uno, semplicemente perché è nero, è letteralmente da coglioni (scusate il francesismo). Qui siamo di fronte a un problema, ed esso andrebbe analizzato a mente fredda.
I ragionamenti in realtà si sprecano. Dalla tv al web, fatevi un giro e troverete centinaia di opinioni e di analisi.
Rilevo però un fatto, che mi pare nessuno voglia o abbia ancora preso in considerazione, fatto che riguarda "l'integrazione". Di questa si parla sempre rispetto al "fare integrare i migranti", mettere in campo, cioè, una serie di strumenti che consentano a queste persone di trovare una loro collocazione all'interno della nostra società. Va bene, va benissimo, giusto e comprensibile, politicamente apprezzabile.
A me, però, resta questa domanda: si è mai considerato che possano essere gli Italiani a non volersi integrare? A non volersi integrare con queste persone, africani, asiatici, sud americani, che giungono nel nostro Paese?
Mi pare di no, mi pare che nessuno prenda in considerazione questa ipotesi. Che invece, in un ragionamento tutto politico, e quindi scevro da sentimentalismi, sia un lato da soppesare e soppesare attentamente.
In fondo, guardando alla Storia, se abbiamo avuto noi stessi le nostre difficoltà a integrarci tra noi, e ancora oggi vogliamo distinguerci nettamente tra... veneti e siciliani, siamo, probabilmente, estremamente gelosi delle nostre peculiarità, radici, estrazioni e/o culture. Può essere, dunque, che il rifiuto del nuovo e del diverso sia anche frutto di ciò che basilarmente siamo?
Non sto certo proponendovi una risposta, ma solo facendo una domanda, provando a mettere in campo un aspetto che, ripeto, vedo sempre non considerato, e che ribalterebbe la lettura del problema.
Perché se così fosse, cioè che sono gli italiani a non volersi integrare, la politica, anche nella sua funzione guida di una nazione, avrebbe un altro aspetto e strumento per comprendere e affrontare il fenomeno, se non, ovviamente, all'esterno, almeno all'interno.
Basta, di fronte a certe manifestazioni, dire banalmente che "chi non accoglie è razzista"?
Evidentemente no, anzi, aizza, accende, fortifica ancor più, con l'offesa, il sentimento di appartenenza e chiusura.
Il problema, che indiscutibilmente esiste, e chi lo nega non fa altro che aiutare quelli che lui stesso indica come populismi e razzismi, va osservato nella sua totalità, e forse nella totalità c'è anche questa parte, questo aspetto.
Negare non serve, offendere e/o additare nemmeno, capire potrebbe aiutare.
Ragioniamoci. Oppure, fate voi...
A proposito: buon anno!

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