martedì 29 novembre 2016

IL NON PIÙ LIBERO VOTO DEI CAMPANI


L’ormai noto discorso del presidente della regione Campania Vincenzo De Luca ai sindaci per incitarli a sostenere il Sì al referendum sulla riforma costituzionale ha avuto, tra gli altri, un effetto che per un qualsiasi uomo del Sud intelletualmente onesto è estremamente fastidioso.
Chi frequenta i social avrà potuto infatti verificare che gran parte dei commenti indicano la tendenza al voto di scambio come geneticamente innata nei Meridionali.
Questo, ovviamente, soprattutto da parte dei sostenitori del No, molti dei quali temono che la vittoria del fronte avverso sarà determinata proprio da questa sorta di connaturata diversità.
La Rete non è la verità, ma un occhio minimamente attento può cogliervi, nel florilegio di opinioni, l’umore variegato e al contempo composito del Paese e delle sue parti.
Questo caso è esemplare di ciò che ancora, dopo 155 anni di Unità italica, il resto del Paese pensa di noi Meridionali e in particolare di noi Campani. Restiamo simpatici, svegli, fantasiosi, galanti, divertenti, ospitali, folkloristici, ma ancora non abbiamo cancellato tutto quel resto di peggio che ci hanno sempre attribuito. Il luogo comune è duro a morire, e anche il tanto di buono che dal Sud è venuto fuori in questo secolo e mezzo, non è riuscito ad abbatterlo. Dovremmo interrogarci, perché un motivo ci dovrà pur essere. Siamo e restiamo come quei simpatici truffatori, che si ammirano nel momento stesso in cui si condannano.
E allora, qui si pone un problema: cosa faremo, noi cittadini?
Risponderemo come il governatore regionale si aspetta, confermando così, agli occhi del resto d’Italia, la nostra condizione di geneticamente asserviti al potere, o ci opporremo anche modificando il nostro desiderio di voto, magari proprio per il Sì, pur di non esporci a un giudizio denigratorio e sprezzante delle nostre capacità di essere davvero cittadini di questo Stato?
Il discorso di De Luca ha lo spaventoso effetto di spingere noi in un doloroso paradosso, condiziona interiormente il nostro voto e anche la sua conseguente “lettura”. Pure chi intende votare NO, si vedrà indicato, forse, prima ancora che come difensore della Costituzione del ’48, come antagonista del Presidente di regione.
L’art. 48 della Costituzione italiana, dice che “il voto è libero”, e così dicendo indica non solo che è libero da imposizioni e condizionamenti esterni, ma che lo deve essere anche da quelli interni: la decisione deve essere presa in libera coscienza.

C’è ancora questa condizione per i cittadini Campani?

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