sabato 18 giugno 2016

SU BREXIT-COX, UNA RISPOSTA A GIGI (che è tra i pochissimi che la merita)

Ho postato su Facebook questo articolo dell'ottimo Marcello Foa, nonché questa immagine di un tweet de Il Sofista


Il mio amico Gigi, Luigi Maria Musati, già direttore della Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, che dunque è anche stato mio Maestro, grande Maestro, uno di quelli che sanno "aprirti la testa", sotto tutti e due i post ha scritto praticamente lo stesso commentato, ne prendo uno solo per darne il senso: "Mha.... che dire.... secondo il Foa sembra che la Cox si sia fatta ammazzare per vincere il referendum o sia stata fatta ammazzare dal fronte del no sempre per vincere il referendum e non sia stata ammazzata dall'odio razzista e fascista che anima buona parte dei fautori del brexit (che per altro mi auguro e, tra gli altri, proprio per questo motivo) e buona parte dei fautori dell'uscita dall'EU in tutta Europa. Con buona pace del Foa sono fatti che fanno riflettere. Quanto poi alla citazione delle bombe sul corteo dei pacifisti (anti-erdogan) che avrebbe portato voti al mandante (erdogan), anche questo è francamente tirato per i capelli." 

L'obiezione di Gigi è comprensibilissima, e anche condivisibile. Mi ha fatto però riflettere.
La questione credo sia questa: appena giunta la notizia della morte di questa onesta madre di famiglia, che con passione si dedicava alla politica, con le sue sacrosante idee condivisibili o no, il mainstream è subito partito con l'associazione "assassino=brexit", senza porsi il minimo dubbio, e sopra tutto dando questa versione per assoluta e irreversibile.
Non ostante oggi vengano fuori altre informazioni, la musica suonata continua ad essere la stessa, e di dubbi nemmeno l'ombra.
Lo scrivevo ieri: e se così non fosse? Chi finirebbe per perdere credibilità?
Ma di questo, i media di regime, abituati a dire tutto quello che vogliono senza più alcun ritegno, e senza sentire il bisogno della corretta verifica della notizia, nemmeno a posteriori, paiono fregarsene.
Mio padre, vecchio giornalista ormai in pensione di altra scuola, me lo ha spiegato più volte che è normale oggi raccontare quello che sai, dare le notizie che hai, poi c'è sempre un domani per correggere, dare le notizie nuove nel caso ce ne siano; questa è anche una tecnica che consente di "riempire le pagine" giorno dopo giorno, nonché "seguire le notizie".
Ma il nostro giornalismo, pare non essere più fatto di notizie, ma di opinioni, e l'opinione, scuserete la nettezza, non è giornalismo. Anche quando si dà una notizia, si sente che sotto c'è sempre l'opinione.
Siccome abbiamo troppe volte visto e letto notizie date per certe poi smentite dal tempo e dalle situazioni, e siccome abbiamo troppe volte visto i media "silenziare" notizie non gradite a qualcuno (diciamocelo francamente), ecco che questa distorsione ha provocato nel tempo lo svilupparsi del contro-effetto: ad una notizia-opinione che deve fare tendenza, necessita immediatamente rispondere con un'altra opinione che le ponga immediatamente un freno, o ne indichi la possibile non verità.
A ogni notizia pro euro, serve subito contrapporre, prima che dilaghi, una notizia anti euro, pro UE e anti UE, pro brexit e anti brexit, pro Coppi - pro Bartali... Questo perché si è capita la "legge di Goebbels": ripeti una menzogna cento volte che prima o poi diverrà una verità.
La distorsione delle notizie mi pare provochi una necessaria contro distorsione, al fine di tenere solo vivo il dubbio.
Quale sia la verità sul caso Cox ancora non lo sappiamo, ma non possiamo accettare come unica e reale una verità proposta e propagandata con potenza nel giro di sette minuti da una dolorosa scomparsa.
Personalmente resto nel dubbio e attendo soltanto di saperne di più, nel frattempo mi interrogo sul meccanismo della comunicazione, e questa mi pare una risposta possibile, caro Gigi, caro Maestro.

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