lunedì 22 febbraio 2016

RENZI vs MONTI: LA ROTTAMAZIONE DEL "VINCOLO ESTERNO"

La telenovela Monti - Renzi continua, ma pare proprio che quasi tutti i commentatori non ne colgano l'elemento principale.
Si potrebbe pensare che non ne siano capaci, ma forse non vogliono e soprattutto non possono.

La scontro Renzi - Monti ha toccato, proprio ieri durante l'assemblea del Partito Democratico, un punto fondamentale, nel momento stesso in cui il premier non è andato a braccio, come è solito fare, seguendo, ci dicono i bene informati, una semplice scaletta, ma leggendo un testo precedentemente scritto. Una dichiarazione, dunque, ben pensata e meditata che non poteva ammettere improvvisazioni perché la posta in gioco è troppo alta.

Il Matteo nazionale, ieri con la sua dichiarazione ha, chissà quanto consapevolmente, rottamato un certo modo di pensare l'Italia e gli Italiani, un modo dispegiativo, denigratorio, castigante, flagellante, un modo di pensare che, ben diffuso dai media, si è talmente radicato nella mente degli italiani stessi, da divenire auto-dispregiativo, auto-denigratorio, auto-castigante, auto-flagellante.
Con quel discorso - ribadiamo, con non si sa quanta consapevolezza - ha aperto la porta della cantina, per mettervi dentro il concetto di "vincolo esterno", quella idea tutta mussoliniana e tanto cara a Montanelli, che gli Italiani siano un popolo ingovernabile.
Sotto questa tranciante definizione, si è fino ad oggi nascosto di tutto, e per prima cosa il concetto che siccome sono ingovernabili, bimbi incapaci di gestirsi da soli, non hanno diritto a una vera e propria democrazia, ma devono essere legati da una catena il cui capo è esterno alla loro nazione, così da tenerli a bada e "fargli fare la cosa giusta". "Un popolo da educare" come, supponentemente e anche, aggiuungo, fascista-mente, ha più volte ribadito il prof. Monti.

Bene. Ma se questa filosofia che vede gli Italiani come esseri inferiori e non passati all'età adulta viene messa in discussione, anzi, come ama dire il premier, viene rottamata, tutto ciò che ha condotto la politica italiana dal 1981 ad oggi, dal famigerato "divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro", fino ai giorni nostri, viene a essere pesantemente messo in discussione. Da allora, è la prima volta che accade. E vi pare poco?
Affermare che l'Italia è un Paese anche pieno di storture ma composto di tanta tanta gente per bene che lavora e fa il suo dovere è andare contro la vulgata corrente, imperante, è, in realtà, rompere un tabù. Ed era ora. Per mille motivi, a cominciare dalla dignità di questa nazione e dei suoi abitanti.

Ma perché i commentatori non volevano e non potevano cogliere questo fondamentale aspetto.
Semplice: dovrebbero cominciare a rimangiarsi tutto quello che hanno detto superficialmente, genericamente, colpevolmente di questo Paese. E rimangiarsi tutto ciò con cui hanno campato e spessissimo anche fatto fortuna in questi decenni. Dovrebbero negare le loro "filosofie di appartenenza". E piano piano ammettere di avere sbagliato, una volta per tutte.
Chi, per esempio, ha fatto i soldi, con libri, spettacoli teatrali, film e documentari, raccontando "lo schifo dell'Italia", potrà oggi dire il contrario di quello che gli ha costruito la posizione di rendita a discapito del Paese e dei suoi cittadini? Potrà oggi, ricominciare da capo dicendo la verità e passarla liscia?

Tranquilli, la vera chiave della faccenda non la ascolterete in nessun commento.
Ma io la penso come Renzi, su questo punto: gli Italiani hanno capito, poiché non parleranno bene l'inglese (palese conflitto d'interessi), ma capiscono molto bene la loro lingua, che è fatta di sudore, dedizione, onestà.

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