domenica 1 ottobre 2023

MINISTERO DELLA CULTURA, UN ANNO DI SANGIULIANO. VOTO INSUFFICIENTE!

Mi disse un vecchio dirigente RAI: “Se vogliono dei buoni politici, devono venirseli a prendere qui dentro, soprattutto tra i giornalisti”. 
Ero solo un giovane attore, non ancora avvezzo ai linguaggi del mondo, e non capii bene cosa intendesse. Ma come tutte le frasi strane, sibilline, che lì per lì non capisci, ti restano nella mente. 
Stava per esplodere Mani Pulite, c’erano stati i primi arresti, e in ogni dove era normale parlare o accennare alle miserie e agli splendori della politica. 
Dopo un anno di Governo Meloni ancora non ho capito come sia venuto fuori per il dicastero della Cultura il nome di Gennaro Sangiuliano, ma una cosa è certa: mentre vedevo il neo Ministro avvicinarsi al tavolo del giuramento, la frase di quel dirigente mi è balzata subito in testa. 

Dodici mesi sono un tempo ragionevole per fare un primo bilancio. Voto 5, quel cinque che, come si dice nei consigli di classe, può sempre arrivare a 6 se il ragazzo si impegnerà un po’ di più. 
Non ho notizie di interventi per il mondo del Teatro di Prosa né per quello della Lirica, niente si sa per il martoriato mondo degli archeologi, poche notizie sul Cinema, e qualche intervento c'è stato sui Musei. 
Per il resto, tante polemiche, ma va anche detto che il mondo della intellighenzia italica, composto quasi totalmente da “intellighenti de sinistra”, quando governa il centrodestra apre una polemica per qualsiasi cosa, e nella maggior parte dei casi sono inutili polemiche, mentre nessuno bada alla sostanza. 
Ma tornando al nostro: si è applaudito alla iniziativa dell’Alta Velocità che ferma a Pompei. Con franchezza, non mi è parsa una cosa molto azzeccata pensando a turisti che da Roma prendono un treno, scendono, visitano e vanno via. Facile immaginare che l’indotto della cittadina campana non ne avrà piacevoli ritorni, gli alberghi, per esempio, o le trattorie. Decisamente non apprezzabile invece, come le varie associazioni di categoria hanno già segnalato, la norma che stabilisce in 60 le giornate lavorative perché i lavoratori dello Spettacolo possano accedere ai sostegni al reddito: chi fa il nostro lavoro sa bene che mettere insieme quel numero di giornate in un anno è ormai divenuto difficilissimo per la maggior parte dei lavoratori; la norma dunque è impopolare ed alimenta la inimicizia della categoria: è convenuto? Il Ministro è stato ben consigliato? 
Interessante l’opera, invece, di “raddoppio” di alcuni importanti musei italiani, Brera, Uffizi, Archeologico di Napoli… aprendo altri spazi dove potranno essere viste opere che per ora sono nei sotterranei, e questo, negli intenti del Ministro porterà sicuramente un beneficio alle casse delle nostre pinacoteche, sicuri, però, che sia tutto, ma proprio tutto giusto?

Certo, è passato solo un anno di cinque e come detto il ragazzo potrà puntare alla sufficienza. Cos'è che in realtà non va? Proprio quell’atteggiamento politico-rai che tende a voler "tenere buoni rapporti con tutti", a non inimicarsi nessuno, e alla fin fine a non prendere mai una chiara decisione. Qualcuno lo definirebbe un atteggiamento democristiano. Io, da vecchio e mai pentito sostenitore dello scudo crociato, trovo che sia invece semplicemente un atteggiamento che non porterà da nessuna parte, che non farà il bene della Cultura italiana e che farà sì che il Ministro Gennaro Sangiuliano non lascerà di sé alcun particolare ricordo. 
Resta infatti un mistero come un ministro di un governo indiscutibilmente politico si sia tenuti intorno tutti i direttori, dirigenti e quant’altro che sono il prodotto dei lunghi anni di gestione Franceschini. È ipotizzabile, eccellenza, che la scelta, ad esempio, delle 60 giornate lavorative per attori e tecnici, sia stata fatta da chi, conoscendo l’ambiente, sa che in quel modo avrebbe scontentato tutti? Nulla è invece stato fatto per verificare se il Codice dello Spettacolo, legge del 2017 dell’ex Min. Franceschini, fosse in qualche modo da modificare. Né si è pensato di mettere mano alla organizzazione dei teatri italiani, in particolare di quelli pubblici che, tranne Catania, son tutti gestiti da uomini di riferimento della sinistra. Anche in questo caso vogliamo non inimicarci nessuno?
Le nomine, poi, di alcuni consulenti… diciamo che francamente hanno lasciato il tempo che han trovato: saranno anche personagg* alla ribalta, ma non sempre “l’ambiente” li considera il meglio nel loro lavoro. Sembrano più nomine di facciata, quasi pubblicitarie, che non la reale ricerca di un esperto consulente e consigliere. 

Ma la vera nota dolente, caro Ministro, è l’approccio al mondo della Cultura che pare non esser diverso da quello di Franceschini. 
Per anni la sinistra italiana ha eretto barricate perché la Cultura non aveva un suo ministero così come accadeva in Francia, poiché era scandaloso che la Cultura fosse mescolata col vil Turismo, era il segno della insipienza culturale del mondo democristiano. Il vecchio Turismo e Spettacolo fu così spacchettato alla prima occasione utile (Governo Ciampi 1994). 
Come fu e come non fu, nel 2013, proprio un governo di sinistra, governo Letta, rimise insieme i pezzi, e dopo l’esperienza del Min. Bray, Franceschini è stato il dominus del dicastero per un interminabile periodo durante il quale ha marcato i settori in un modo che parrebbe non modificabile. In particolare – lo si legge tra le righe del Codice dello Spettacolo – il ri-accorpamento dei dicasteri Cultura e Turismo (oggi nuovamente divisi, lo sappiamo) contiene una visione della Cultura, in particolare degli eventi spettacolo, non come produttori di lavoro e di formazione del cittadino, civiltà, di sapienza, di crescita collettiva, ma come situazioni atte ad attirare turisti! Una Cultura, dunque, non intesa come valore in sé, ma come banalissimo volano economico. 
Cosa questo ha comportato l’ho scritto altre volte e non lo ripeterò ora

Ebbene, la visione di Sangiuliano pare ad oggi essere la stessa di Franceschini. Comprensibile che il turista contribuisca con un minimo obolo al mantenimento delle nostre opere d’arte, ma pensare tutto il nostro patrimonio artistico come fonte di guadagno, pensare ancora alla nostra cultura come “il nostro petrolio” (una delle stupide frasi che hanno rovinato l'economia del Paese: "Turismo e Cultura sono il nostro petrolio", ma i Paesi che vivono di turismo sono Paesi servi, senza futuro e dipendenti in toto dall'estero!), pensare alla nostra cultura come il nostro petrolio, dicevo, ha già prodotto nel settore i suoi disastri. E soprattutto, a mio immodesto parere!, l’errore è concettuale, culturale: caro Ministro, permetta, noi non conserviamo i nostri beni per fare soldi, noi conserviamo i nostri beni perché sono la nostra Storia, la nostra memoria, perché sono la concretizzazione di ciò che siamo, se questa opera di conservazione, conoscenza, diffusione sarà fatta bene, il guadagno sarà una logica, facile e nobile conseguenza. Se ci ricorderemo sempre di chi siamo, arriveranno anche i danari, altrimenti i danari arriveranno e passeranno con il respiro di una moda. Quel che io credo è che non si viene in Italia per visitare il Colosseo, ma per conoscere una Nazione che conserva il Colosseo come un impagabile gioiello che è parte indiscutibile della sua stessa natura. 

Non serve, caro Ministro, cambiare un nome con un altro per segnare il cambio di passo, vanno modificate le logiche, va ricercata una nuova filosofia, che spesso per essere attuata ha bisogno di scelte nette e magari impopolari, sia pure impopolari solo all’interno del suo Ministero. 
Ella, Eccellenza, quanto è disposto a intraprendere un reale via di cambiamento?   



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