mercoledì 9 dicembre 2020

ANTIGONE O CREONTE, CHI HA RAGIONE? (piccola riflessione per il parlamentare del 9 dicembre 2020)

Ma insomma, Antigone o Creonte, chi avrà ragione tra loro due? 
In questi giorni sto analizzando la tragedia con i miei allievi. Il comune lavoro consiste nell'insegnare e nell'apprendere un metodo di analisi del testo e di progettazione registica riutilizzabile con qualsiasi drammaturgia.
Per motivi storicistici, legati al procedere dei programmi scolastici (progressione storica che io apprezzo molto nell'insegnamento), la scelta è caduta su questa tragedia di Sofocle particolarmente gradita ai ragazzi per i temi che vi si dibattono.
Con mio sommo piacere, gli allievi scoprono, procedendo con l'analisi, che i temi non erano proprio quelli che generalmente e superficialmente si raccontano: la ragazza buona e giusta contro il tiranno brutto e cattivo, la donna che si ribella ai soprusi del maschio, la ribellione al potere da parte degli ultimi e degli indifesi e altre "provincialate" del genere. 
Ci sarebbe anche tutto questo, ma in realtà c'è molto molto di più. 

Prima di iniziare con loro la lettura, ovviamente ho ripreso in mano la tragedia, letto diverse traduzioni (io non conosco il greco), rivisto un po' di saggistica e ascoltato delle belle conferenze su YouTube.
Molto interessanti le prolusioni di Gustavo Zagrebelsky, di Eva Cantarella (del cui padre, Raffaele, ho scoperto la splendida traduzione), di Massimo Cacciari... tutto materiale che se vorrete cercarlo, troverete facilmente. 

Parentesi: "io non conosco il greco", "ma allora come fai a dire che è una bella traduzione?". Perché il "nostro metodo", di noi teatranti intendo, non è tanto basato sul fattore filologico, che potrebbe rendere poi, però, non-dicibile un testo sulla scena, ma sulla compatezza, sull'armonia, sulla linearità logica e artistica che il testo tradotto rimanda. In poche parole, l'esperienza teatrale ti dice se quella è o no una buona traduzione, poiché la senti "scorrere" e tenersi logicamente. Gabriele Lavia, tanti anni fa, mise in scena Edipo (sempre del sor Sofocle): ebbene, M° Lavia, che a differenza di me conosce il greco, ebbe a dire in un incontro con noi ragazzi dell'Accademia che aveva scelto la traduzione di Quasimodo perché "Quasimodo non conosceva il greco, ma conosceva il teatro". Gli studiosi rabbrividiranno, ma il problema non c'è, dato che noi teatranti rabbrividiamo spesso ad ascoltar gli studiosi. 

Torniamo a noi: capire Antigone, in verità, è più semplice di quanto non sembri!
Concordo con Zagrebelsky che la ragazza è un gran personaggio "ma io una così in casa non ce la vorrei", perché diciamocelo: la signorina è una gran rompicoglioni. Ma d'altronde, nel mondo della tragedia greca non è né sola né detentrice del primato; credo che nessuna possa usurpare il trono a Elettra, la regina delle rompicoglioni! 
Comunque, per quanto disturbante la signorina figlia di Edipo, nipote di Laio e tecnicamente figlia e nipote di Giocasta, è un gran personaggio; e non da meno è il suo antagonista, lo zio, er sor Creonte (perché questi, poi, so' sempre 'mpicci de famiglia). 

Alla fin fine, la ragazza si attiene alla legge naturale, alla legge tribale, della famiglia; Creonte alla legge della Polis. 
Da qui il dilemma: chi avrà ragione? Nessuno, tutti e due hanno ragione e hanno torto, accettando entrambi, fino in fondo, le conseguenze delle loro scelte e del loro attaccamento alla legge cui vogliono aderire.
 
Un punto importante è nel fatto che Antigone non ripudia le leggi della Polis. Chi pensa che la ragazza rifiuti la legge dello Stato sbaglia alla grande. La figlia di Edipo rispetta la legge, e nel momento in cui decide di seppellire il fratello Polinice sa perfettamente che sta violando un editto reale e che ne pagherà le conseguenze. Conseguenze che accetta in toto e fin da subito. 
Al contempo, Creonte non ripudia la legge della tradizione, dei padri, della famiglia, delle origini della sua gente e della Polis. Se infatti decide per l'editto "anti Polinice" è proprio rifacendosi alla più antica e sacra delle regole del loro mondo: non c'è peccato più grave che attaccare la Patria, che rivoltarsi contro la Patria, che tradire la Patria

Dunque, Antigone non è contro la nuova legge, e Creonte non è contro la legge antica. 
Su cosa, dunque, la tragedia ci invita a riflettere? Sul fatto che dal contrasto tra legge naturale e legge della Polis, nasce una frizione, un contrasto che dà vita alla rigenerazione del pensiero e della legge, e al suo adattamento alle nuove esigenze della vita cittadina. 
E resta un punto fermo: il preservare la tradizione è necessario all'evolversi di una società che non si evolve se non mette in costante discussione la tradizione

Nel contrasto tra i due mondi si spiega così il meraviglioso primo stasimo, il lievissimo racconto del irrefrenabile progresso dell'uomo che chiude con: 

Possedendo, di là da ogni speranza,
l'invettiva dell'arte, che è saggezza,
talora muove verso il male, talora verso il bene.
Se le leggi della terra v'inserisce 
e la giustizia giurata sugli dei,
eleva la sua patria; ma senza patria è colui 
che per temerità si congiunge al male:
non abiti il mio focolare
né pensi come me
chi agisce così. 

(traduzione R. Cantarella - Mondadori) 

Antigone non ha né ragione né torto. Creonte non ha né ragione né torto. Il loro scontro è necessario al progredire della società. 
Sbaglia profondamente chi crede che Antigone (sia pure riletta nel corso dei secoli come l'eroina ante-tirannia) sia nel giusto. Quel che conta è la propulsione che da questo scontro si genera ed è una propulsione positiva, necessaria.

E ci sono vari aspetti che oggi come oggi vanno considerati: per prima cosa che Antigone non pretende di "fare la rivoluzione con l'autorizzazione del re", ella si assume fin da subito la responsabilità dei suoi atti e ne accetta le conseguenze prima ancora di compierli. Non c'è coro di ben pensanti che si erge in sua difesa; il coro della tragedia osserva e riflette, e basta. NESSUNO CREDE CHE SICCOME L'ATTO DI ANTIGONE E' "UMANO" ELLA DEBBA ESSERE ASSOLTA A PRESCINDERE. Pur comprendendo il gesto, ciascuno al contempo comprende che la legge è legge. 
E poi, che ciascuno per l'attaccamento alle proprie scelte paga un prezzo, Antigone con la sua stessa vita, Creonte con la sua stessa carne nella figura del figlio Emone, promesso sposo della ragazza, che finirà suicida. 
E soprattutto, in fondo a tutto ma non meno importante, anzi elemento scatenante di tutta la tragedia un concetto semplice e chiaro: non vi è peggior delitto che il tradimento della Patria

Tutto questo ho voluto scrivere perché i parlamentari del Movimento 5 stelle, oggi, 9 dicembre 2020, lo sapessero. 
Non c'è peggior delitto che il tradimento della Patria. Lo sa anche Antigone
Ella sceglie volontariamente il fratello accettando tutte le conseguenze del suo gesto, ma lo sa perfettamente anche lei che Polinice ha sbagliato. 
L'amore per il fratello, non le fai mai dimenticare l'amore per la Patria. 
Cosa che quei parlamentari hanno dimenticato. 

(continua...)

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