lunedì 15 giugno 2020

ADDIO FACEBOOK, NON NE E' VALSA PROPRIO LA PENA.

Sto cancellando la stragrande maggioranza dei miei post su Facebook, quelli che conservo ancora è perché non ho deciso, o capito, come salvarli, gli altri vanno dritti dritti nel cestino, anzi nel dimenticatoio.
Facebook non mi piace più, da quando la censura e il politicamente corretto la fanno da padroni non è più un luogo frequentabile. Devi temere di dire qualsiasi cosa, perché degli stupidi algoritmi identificano una parola, la estrapolano dal contesto e la censurano. E te con essa.
Così ti capita di scherzare tra amici, come si fa al bar o nello spogliatoio del calcetto, e magari si usa qualche epiteto scurrile del quale nessuno dei partecipanti alla goliardata si offende, e ti ritrovi sospeso per tre giorni. O fai quella che è una tipica battuta nel tuo dialetto e ti ritrovi sospeso. Gli immigrati clandestini, ovviamente, non si possono toccare anche se lanci un motto di spirito. E non parliamo delle religioni in particolare quella mussulmana. Se solo sposti dal binario sei un razzista e tutto quel che ne consegue.
E allora non mi diverto più. Se non posso essere libero di parlare con i miei amici senza offendere nessuno, non mi diverto più.
Da quel che ho visto, però, Facebook sta pagando pegno a questa sua scelta "editoriale", perché è sempre meno frequentato e sempre più amici mi dicono che lo hanno lasciato perdere per i miei stessi motivi: non si divertono più, non si sentono più liberi.
La sospensione avuta per una vera battuta mi ha profondamente offeso. Perché ritengo di essere, sia pur nelle mie passionalità, una persona corretta. Così ho deciso di cancellare tutto, e prima o poi chiuderò l'account definitivamente. Perché non lo faccio adesso: perché non voglio lasciar loro nulla di mia, riuscirci almeno il più possibile, e perché ho ancora pochi amici con cui intendo restare in contatto. Ma considerate che avevo circa 500 amici, ora sono più o meno 100.
Ci sarebbero anche gli aspetti dell'interagire umano, per cui discutere sui social con certe persone è perfettamente inutile, ma a quello mi ci ero abituato.
No, il motivo per cui cancello è veramente la "linea editoriale" presa dal social che non ti consente più di sentirti libero. E dunque pian piano vado via.
Sono giunto, cancellando, al novembre del 2015. E ripassando le mie giornate all'indietro, mi sono reso conto di quanta informazione ho passato, di quanti spunti ho offerto alle persone per capire e informarsi, di quanto materiale ho girato che poteva interessare tutti indistintamente, indipendentemente dal proprio credo politico.
Ebbene, tornando indietro, ritrovo decine e decine di riflessioni che sei costretto a fare ancora oggi, decine di informazioni che dovrebbero essere acquisite e non lo sono, centinaia di articoli che potevano aiutare tanti a non trovarsi come si ritrovano... e invece, mi sto rendendo amaramente conto, siamo sempre al punto di partenza.
Perché? Incapacità di ricordare, apatie, nessuna voglia di fare analisi, bassa autostima, voglia di delegare e non pensare, radicamento ideologico pari a fede religiosa (questo sarebbe almeno un valido motivo), ingenuità, distrazione perpetua... La verità è che così come mi son stufato di passare dati e informazioni o di cercare di spiegare fatti, sono anche stanco di chiedermi perché la gente non voglia capire. E un dato l'ho acquisito: è inutile spiegargli, quando sbatteranno la testa al muro, e se la romperanno a sangue, allora si sveglieranno. E bene o male, ho potuto vedere, così accade. Salvo che anche dopo quei momenti, non avendo acquisito le giuste informazioni prima, si finisce per non farsi le domande giuste dopo. E' anche per questo che il Potere è sempre in sella, perché quando siamo spalle al muro le domande che ci facciamo sono sbagliate.
Farò un esempio semplice che molte volte mi è passato per la testa: penso a tanti operai che rischiano il posto di lavoro, e magari organizzano proteste sotto i ministeri, fanno battaglie di mesi e alla fine ottengono il nulla. Ma perché ottengono il nulla? Perché quel ministero (nel senso di sua guida politica) non può o non vuole fare nulla, e in genere non può. E allora, forse non dovresti andare a protestare sotto al ministero, e nemmeno sotto il Parlamento, ma magari davanti al Forum Ambrosetti, o davanti ai palazzi dove si riuscono quei gruppi tipo Bilderberg. Insomma, è come se tu continuassi a chiedere le chiavi della nuova casa che hai acquistato al portiere e non al vecchio padrone di casa che te l'ha venduta. Se il portiere le chiavi non le ha, inutile insistere, in casa non entri. O sbaglio?
Ecco, allora, alla fine di tutto questo, quando leggo lamentele sulla situazione attuale, e penso a tutte le informazioni che in quasi dieci anni vi ho postato e che non avete voluto vedere e che avrebbero potuto almeno cambiare la vostra visione del mondo, mi chiedo che senso abbia continuare a darvi la possibilità di una diversa visione delle cose. Dal canto mio, fate come ve pare, io cancello e vi saluto.
Buona notte, e buona fortuna.

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