domenica 5 novembre 2017

LA DISSOLUZIONE DEL CORPO (dell'attore e non solo)

Nei "Quaderni di Serafino Gubbio operatore", Pirandello narra ad un certo punto della grande attrice la quale si vede per la prima volta sul grande schermo. Maledettamente turbata dalla sua immagine proiettata, si precipita verso il lenzuolo bianco, spalanca le braccia, lo tasta disperatamente e poi urla: "Dov'è il mio corpo?".
Il buon Luigi teorizzava, forse con eccessivo anticipo, che il cinematografo, dissolvendo il corpo dell'attore, avrebbe dissolto l'essenza stessa del teatro.
Con eccessivo anticipo, perché il piacere del teatro ha continuato ad abitare lo spettatore, l'attore, i nostri stessi teatri per decenni ancora.
Oggi, molto probabilmente, ci siamo. L'ora è giunta. L'irreale, o come si dice oggi il virtuale, ha predominanza maggiore sul tangibile. Molto semplicemente, un video è preferito dai più all'evento dal vivo, al punto che se anche andate a un grande concerto rock, troverete il palco disseminato, circondato, sovrastato da una serie di grandi schermi che "trasmettono" quello stesso concerto cui state assistendo dal prato dello stadio. Osservatevi, a un certo punto non guarderete più la figurina sul palco che si affanna sulla chitarra, ma la sua immagine proiettata sul maxi-schermo. Avete pagato ottanta, cento, anche duecento euro, per andare su di un prato a vedere un televisore. solo un po' più grande di quello che avete a casa. Ma non basta: voi stessi, per mostrare al mondo che davvero ci siete stati, registrerete con il vostro telefonino l'evento, ritrovandovi, quando non guardate il mega televisore, a guardare dentro il mini-schermo del vostro cellulare.
Lo stesso cinematografo cui Pirandello imputava la deriva, lavora troppo spesso oggi in studi super tecnologici nei quali gli attori si muovono nel nulla. Tutto quello che gli starà intorno sarà poi ricostruito con il computer, producendo fantastici effetti speciali, che speciali non sono più come un tempo, quando bisognava inventarsi un vero marchingegno per fare aprire il Mar Rosso, o costruire un vero mostriciattolo che potesse in presa diretta interagire con gli attori, come ad esempio ET. Non soltanto sparisce il corpo dell'attore, ma il corpo stesso del luogo in cui egli dovrebbe muoversi, non solo l'anima del lavoro attoriale, ma le cose che ne descrivono e circoscrivono i limiti dell'azione.
La predominanza assoluta del virtuale sul reale si raggiunge probabilmente quando si arriva al punto di trarre il film non più dal romanzo o da un copione originale, ma da un video gioco: è dunque il virtuale a nascere prima e a dettare la vita del reale.
Nel nostro quotidiano non conta più essere a Barcellona o a New York, ma potersi connettere per mostrarsi in quel luogo agli altri, e più velocemente riesci a farlo, più celermente ti giungeranno le risposte di approvazione. Il tuo viaggio non ha più senso in sé, nel valore del tuo spostamento fisico, reale, ma nella attestazione che dal virtuale ti giunge rassicurando il tuo ego. Come l'albero di Popper esisteva non in quanto tale ma in quanto ripreso dalla TV, tu esisti in quanto il virtuale ti sta riconoscendo come esistente in una situazione o in un luogo. Sei divenuto il virtuale albero.
La nostra stessa vita si dissolve, così come il corpo dell'attore, unica imprescindibile essenza del Teatro, cominciò a dissolversi più di cento anni fa su di un lenzuolo bianco.
Una mattina - ero speaker al TG5 - uno dei giornalisti in redazione - si era in tempo di Olimpiadi - chiese al suo collega Giacomo Crosa, olimpionico di salto in alto a Città del Messico, 1968, perché l'atletica leggera fosse così affascinante. Crosa risposa in maniera semplice: "Perché nell'atletica c'è l'uomo". Era una risposta poetica a quel che io pensavo da tempo e che non ero mai riuscito ad elaborare in modo così perfetto e sintetico. In fondo, cosa c'è da dire a un ragazzo che fa atletica se non che dei semplici: corri, figlio mio; salta, figlio mio; lancia, figlio mio... Niente altro. Niente altro che "hai te stesso, corri, salta, lancia". L'uomo a nudo.
Cosa puoi dire ad un attore? Niente altro che: "Hai il tuo corpo, agisci. Non credere ti occorra altro".
La dissoluzione cominciata più di un secolo fa sta arrivando al suo totale compimento, solo gli inguaribili romantici credono che "non accadrà", mentre sta già accadendo. 
Forse è solo un momento di crisi, di passaggio, dal quale usciremo avendo rimescolato e riordinato le carte per un nuovo percorso. Nel frattempo, è evidente che il virtuale è preferito al reale. E tutto si più fare, anche un figlio con qualcuno a distanza senza bisogno di toccarlo e/o conoscerlo. Tutto si può fare. Ma dove tutto si può fare, nulla ha più senso. 

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