mercoledì 26 luglio 2017

QUESTIONI DI COERENZA

Ho un caro amico, l'unico del liceo con cui intendo intrattenere rapporti, perché io ho un pessimo carattere e sopra tutto perché non mi piace ricordarmi di come ero, quindi i compagni di scuola preferisco non vederli, con il quale, dopo anni di litigate politiche ed economiche abbiamo deciso di non parlare, quando ci incontriamo di economia e politica.
Funziona. Non litighiamo più, evitando di mettere a rischio la nostra ormai quasi quarantennale amicizia.
Il motivo del contendere è presto detto: lui è eurista, io sono contro l'euro.
Chiariamo: non sono "euro-scettico", come si sente sempre nei Media con una definizione a mio vedere errata per molti, poiché se fossi "euro-scettico" farei parte di coloro che sostengono che la UE va cambiata da dentro e che un altra Europa è possibile e che l'€ non ha propriamente tutte le colpe... No! Io sono proprio contro l'€.
Dice: "Ma vuoi il ritorno alla Lira?". Nemmeno. Perché il "ritorno alla Lira" per come lo intendono gli euristi, e per come lo fanno intendere alla gente, con la loro stra-ordinaria potenza mediatica, è impossibile. Per una volta il TINA (there is no alternative) possiamo usarlo noi nemici del liberismo, dato che il casino che questi signori (gli euristi) hanno combinato è immenso. Tornare indietro non si può. E io, per mia natura, non lo voglio nemmeno. Quindi, laggente che sognano di rivedere in busta paga invece di mille leuri, due milioni di Lire si rassegnino. Nun se pò ffà!
Se però per "ritorno alla Lira" si intende "riconquista della sovranità monetaria", allora siamo d'accordo. È la sola possibilità che abbiamo e verso la quale, nella mia idea di mondo, dobbiamo andare. Con tutto quello che di positivo comporta (se non sapete, leggete qualcosa in proposito). Perché chi detiene la moneta detiene il potere, e in una Repubblica se la moneta non appartiene al popolo, quella Repubblica è fittizia, non esiste e la Democrazia va a farsi fottere.
Il mio amico, ovviamente, non crede a tutto questo, ma pensa che la colpa è della corruzione, della burocrazia esagerata, della eccessiva sindacalizzazione, della casta ecc. ecc. ecc. Ciò non mi impedisce di volergli bene, e tanto. Dunque, onde salvaguardare un rapporto che è certamente d'amore, si è fatta una scelta semplice: quelle due volte l'anno che ci vediamo, non se ne parla.
Anche se la tentazione è forte e stimolata dai lavori che facciamo (lui si occupa di giornali), quindi accade che spesso, con lievità, giriamo attorno all'argomento.
Ma qualche sera fa, per la prima volta negli ultimi dieci anni, da quando cioè fu presa la inderogabile decisione, ci siamo trovati improvvisamente d'accordo almeno su di un punto: ci vuole coerenza. Ed entrambi ne abbiamo, grazie al Cielo.
Si chiacchierava di quotidiani, e poi di agenzie pubblicitarie e poi di sindacati e quindi ancora di... il solito ginepraio. Dalla discussione veniva fuori un dato chiaro: c'è in giro troppa gente che la pensa come il mio amico, ma vorrebbe un mondo come lo penso io.
Cerco di spiegarmi meglio: l'€ non è un problema, il libero mercato è la salvezza, la colpa è de la corruzzzzzione e de la casta... ma poi voglio il mondo che c'era con gli investimenti pubblici, il quotidiano salvato dall'intervento statale, i diritti sociali ipergarantiti, il sindacato forte...
Al che ci siam fermati, guardati, e in una rapidissima analisi mentale siamo giunti alla medesima conclusione: è questione solo di coerenza.
Ti piace il libero mercato? Bene, sei libero di farlo, ma se poi non vendi chiudi (vedi il caso L'Unità); vota i partiti che sostengono le tue idee  (a costo di essere di destra e votare uno di sinistra o viceversa), goditi l'euro e viviti il mondo che ti sei scelto fino in fondo, sii competitivo e fregatene della solidarietà sociale.
Non ti piace il libero mercato e vorresti "tornare indietro"? Bene, sei libero di farlo, ma allora devi prendere coscienza che la tua non può che essere una lotta al sistema nelle sue molteplici manifestazioni, vota i partiti che sostengono le tue idee (a costo di essere di destra e votare uno di sinistra o viceversa), opponiti da cittadino e da consumatore tutte le volte che puoi, e viviti totalmente la tua battaglia.
Il vero problema, abbiamo concluso, sono quelli che tengono il piede in due scarpe.
E qui la discussione si è chiusa. Un altro sorso di gewurztraminer e siamo andati oltre.
Era già troppo per i nostri accordi.
Nella testa continua a girarmi quella discussione con una domanda fondamentale: perché costoro lo fanno?
I motivi sono certamente tanti, gioca un ruolo fondamentale l'ignoranza, la non voglia di applicarsi a comprendere, quel delegare che ormai è abitudine costante del nostro mondo, il non mettere mai veramente in dubbio ciò che i Media dicono, e in particolare l'idea, secondo me, che ci si possa salvare da soli.
In fondo, la nostra è una non-nazione, in cui prevale ancora un DNA da comuni medioevali. Non trovo sia un danno visto che quel criterio esistenziale ha creato poi la diversità che fa bello e grande il nostro Paese.
Ma se prima della Nazione viene il Comune, non vedo per quale motivo prima della società, nella mente dei più, non debba venire il singolo.
Come al solito, dovremo trovarci spalle al muro, e allora forse, offesi per l'ennesima volta da un Monsieur de la Motte, partirà una nuova Disfida di Barletta.
Vediamo se anche stavolta ci andrà bene.  

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