mercoledì 5 aprile 2017

ROBOT CONTRO OPERAI: IL NUOVO TERRORE LIBERISTA!

La storiella dei robòt che in un futuro non lontano prenderanno il posto dei lavoratori riducendo drasticamente i livelli occupazionali, è usata, a mio vedere, in modo terroristico e strumentale, e trovo, detto con estrema franchezza e libertà linguistica, che sia una emerita stronzata! 
Per un semplicissimo motivo: la tecnologia si sviluppa, cambia ed è sempre cambiata nel corso dei secoli, ma assieme ad essa sono anche cambiati i lavori; anzi, se ne sono prodotti di nuovi; anzi - provo a dirlo ancor meglio - se ne sono perduti alcuni e se ne sono acquisiti altri. 

A Napoli esiste il vico Scassacocchi, nome folkloristico, ma con un senso antico: era (ed è) talmente stretto che se ci entrava una carrozza, un cocchio appunto, questo si scassava. E se il cocchio si scassava, pur non entrando nel famigerato vico, c'era bisogno di chi lo riparava. 
Poi un giorno qualcuno ha inventato l'automobile! E pian piano i riparatori di cocchi hanno dovuto reinventarsi in altre occupazioni. 

Stando quotidianamente a contatto con le giovani generazioni, noto spesso la loro difficoltà a immaginare il mondo diverso da come lo conoscono. Sono nati già col telecomando in mano? Bene, hanno come la convinzione che "il telecomando" sia sempre esistito. Quando glielo fai notare, sbarrano gli occhi in uno stupefatto: "Uh, è vero!". Questo accade con gli oggetti, non vi dico quando si entra nel campo degli usi, costumi, morale, espressione di sentimenti... che sono profondamente mutati nel corso dei secoli, e, per esempio, in un Goldoni o in un Molière, ci si deve immaginare che per un matrimonio la volontà del padre contava più della volontà della ragazza, o che la pratica di arrivare vergini all'altare era la norma almeno fino agli anni '60. 
Per una volta non è propriamente una deficienza dei giovani: anch'io, figlio della televisione, ho dovuto un giorno recuperare il concetto che nell'infanzia di mio padre c'era solo la radio, e in quella di mio nonno... manco la radio.
Cambia tutto, insomma, e noi ci riadattiamo, normal-mente. 

Tornando ai robòt, cari i miei sei lettori, pensate: prima che inventassero le automobili non esistevano i meccanici. E non esistevano nemmeno gli elettrauti, e i gommisti... Quanto diamine è strano il mondo! Addirittura, prima che inventassero i computer non c'erano i riparatori degli stessi, né i programmatori... 
Avete certamente capito, non credo di dover continuare. 

Qualcuno sicuramente starà pensando "ma per fabbricare l'automobile ci vuole chi la costruisca e domani al posto di un operaio ci sarà un ròbot". Vero, verissimo, anzi auspicabile per liberare l'uomo da un po' di fatica. Ma il robòt chi lo costruirà? "Altri ròbot!" risponderanno sempre quelli (che ovviamente pronunciano all'inglese). Vero, verissimo, anzi auspicabile per liberare l'uomo da un altro po' di fatica. Ma risalendo la piramide, da qualche parte ci dovrà sempre e per forza essere un uomo che progetti, controlli, ripari, sostituisca... A meno che nel vostro futuro immaginario non ci sia Matrix, e allora è inutile che stamo a parlà! 

Verso la fine del '500, causa grande crisi economica che investì l'intera Europa, quindi pure gli Stati della penisola italica, i nostri Principi dell'epoca allontanarono dalle loro corti quelle compagnie dei comici che, stabili a palazzo e totalmente mantenute, avevano il compito di dilettarli assieme ai loro ospiti. Tagli alla spesa (quasi pubblica)!  
Sembrò un disastro, e invece, tra il 1580 e il 1630, i comici dovendo totalmente reinventarsi, gettarono le basi del teatro professionistico per come ancora lo conosciamo. Non basta: siccome è proprio alla fine del '500 che nasce e comincia a svilupparsi l'Opera lirica... beh, molti attori, avendo ottima disposizione per il canto, si rivolsero al nuovo genere. In sostanza, la storia del cocchio e dell'automobile. 

A questo punto, visto che è facile capire che la storia del robòt che lascia a piedi l'operaio non regge, viene da chiedersi perché questa "teoria" si stia insinuando in maniera strisciante e progressiva nel dibattito. 
La sensazione è che venga propinata con intento terroristico: "perderete il lavoro... perderete il lavoro... farete la fame... farete la fame..."; oltre tutto, nel raccontino si omette sempre un elemento fondamentale: i lavori sono cambiati nel corso del tempo e continueranno a cambiare, quelli che persistono sono i ruoli, la presenza cioè di un datore di lavoro e di un dipendente, il vecchio rapporto, quindi, padrone-operaio. 

Un bel giorno Bill Gates se n'è venuto fuori con la proposta di tassare i robòt
Diamine, tutti a pensare, come è umano lei che prende a cuore le sorti dei poveri lavoratori. 
Ne siamo proprio sicuri?

La teoria per cui i migranti vengano fatti arrivare perché sono mano d'opera a basso costo, e la loro presenza sia funzionale all'abbassamento di salari e diritti dei lavoratori, è ben nota: "Se non vuoi farlo tu per questa cifra, c'è uno appena arrivato dall'Africa disposto a farlo a meno"; panico tra i lavoratori, i quali in nome della sopravvivenza loro e della loro famiglia, accettano la compressione di salario e diritti. 

C'è un problema: la questione migranti, solleva un mare di discussioni, non solo tra coloro che vogliono ancora saggiamente difendere i diritti degli operai e dei contadini, ma anche nelle frange più deboli delle società che si sentono poco sicure di fronte ai fenomeni crescenti di delinquenza (indipendentemente se siano i migranti o no a delinquere); e poi c'è quella politica, che su questo trova un "terreno fertile di propaganda"; e poi c'è la storia dei 35€ al giorno per mantenere i migranti, e il rafforzamento della idea del "prima gli italiani", ecc. ecc.
Prendo il problema solo dal punto di vista nostrano, ma si sa che la questione immigrazione ha un grande peso in tutti i paesi occidentali, dagli USA all'Olanda, dalla Gran Bretagna alla Germania. 

Insomma, il migrante - pensa il padrone - ci fa comodo, ma ci crea anche un mare di problemi. Il "terrore" generato dalla sua presenza sul territorio, non basta più per controllare il lavoratore. 
E allora, ecco la geniale idea: o accetti le riduzioni di salario e diritti o al tuo posto ci va un ròbot, anzi il ròbot è già pronto e stiamo per metterlo in funzione. 

Ma che comodo il ròbot: cade la polemica sui 35€ al giorno, crolla l'idea del "prima gli italiani", mette in un angolo il sindacato, dissolve la questione di ordine pubblico, non mina la sicurezza dei cittadini, non ingolfa i centri di accoglienza, le periferie, non bisogna trovare un posto dove tenerlo fino a identificazione... non mangia, non fuma, non va in bagno, non ha bisogno di tempo libero... produce e tace! 

Alla fine, il terrore che il ròbot può spargere è di natura perfetta, e se penso pure di tassarlo, ecco che si presenta davvero come il concorrente ideale per quel dannato operaio che non vuole accettare condizioni da cinese!
Tombola!

E anche i nostri uomini in politica (nostri, cioè di coloro che gestiscono il vero potere) non avranno più una miriade di seccature, non dovranno più perdere tempo a giustificare le loro scelte con decine di favolette buoniste, e potranno fare pienamente i nostri (sempre di quelli) interessi. 
Compito della Politica, tra gli altri, sarebbe quello di trovare soluzioni per la sana convivenza tra due ruoli, datore di lavoro e operaio, nel costante mutare delle situazioni, così che il padrone abbia il suo giusto guadagno, ma anche l'operaio l'abbia nella sicurezza di non essere sfruttato o diventare addirittura uno schiavo; il robòt libera il politicante da questo compito, con il vantaggio di potere ulteriormente colpevolizzare il lavoratore: "Non vorrete mica fermare il progresso tecnologico?"
Il ròbot è la ricetta perfetta all'interno della ricetta neoliberista!
Ari-tombola! Tombola eterna! 

Resterà solo un problema: i ròbot non comprano, gli operai rimasti senza lavoro non comprano... chi consumerà tutto quel che i robòt produrranno? 
Vedremo in futuro cosa si inventeranno per dirci ancora che la colpa è nostra se l'economia non gira. 
Io, pazientemente, attendo. Nel mentre mi godo lo spettacolo della caduta dell'impero. 

3 commenti:

  1. Le allego questo articolo della rivista tecnologica del MIT (mica il Circolo delle Bocce di Lissone...), così potrà informarsi e (magari) ricredersi sull'assunto iniziale del Suo post: su storielle dei robot che rubano il lavoro e "emerite stronzate". Purtroppo i più accorti esperti del settore stanno provando che questi scenari non sono affatto stronzate.

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. La ringrazio per l'allegato. Che non c'è.
      E comunque: sa, non ha molto senso discutere con chi di un pezzo di ennemila parole si ferma alla quarta riga.
      Fosse andato solo un po' più avanti avrebbe scoperto ciò che c'è scritto: se nel suo futuro immaginario c'è Matrix, inutile che stamo a parlà.

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