Alle elezioni nazionali
del 2013 votai Movimento 5 Stelle.
Ero convinto che il
Sistema dei partiti avesse bisogno di una sonora mazzata tra capo e collo.
La mazzata
indiscutibilmente c’è stata. Ma siccome la politica è quella cosa che, nel bene
e nel male, trova sempre una soluzione, una possibile via d’uscita, una
alternativa, i partiti tale alternativa l’hanno trovata e sono andati avanti
senza colpo ferire.
Da questo mi sorge subito
una riflessione: i fatti esposti da certi politici su alcune questioni
fondamentali per mostrarne la irreversibilità (per esempio l’impossibilità di
superare determinate politiche economiche), vengono da quegli stessi politici
smentite quando... quando il problema tocca loro e sopra tutto il loro Sistema
di potere; la mancanza di alternativa, dunque, riguarda solo le problematiche
dei cittadini. “Non c’è alternativa, si dice. Ma dove non c’è alternativa, non
c’è progresso” diceva Carlo Levi in un suo splendido discorso parlamentare
(Senato, 9 aprile 1970). La mancanza di alternativa è la morte della politica.
Ma la politica, in una
democrazia vera (per certi aspetti, flebili aspetti, ancora lo siamo), è in
realtà nelle mani dei cittadini, i quali possono loro stessi trovare le
alternative. C’è bisogno però di fare tabula rasa delle proprie ideologie e di
coraggio. Coraggio soprattutto di accogliere la Verità. Quanti Italiani sono
disposti a farlo?
Decisamente pochi se si
pensa che la tabula rasa deve operare su venti e più anni di lavaggio del
cervello mediatico legato alla contrapposizione “Berlusconi sì / Berlusconi
no”, “Centro destra / Centro sinistra”, e andare a scavare sul fondo
dell’anima. Una sorta di operazione di autoanalisi rigorosamente solitaria
difficilissima da condurre in porto, perché avrebbe come primo scoglio quello
del “mi/ci hanno mentito, il mio partito storico mi/ci ha tradito”. Più
semplice tenersi le vecchie categorie e continuare a ballare mentre la nave
affonda.
Oppure, come è divenuta
abitudine, crearsi di volta in volta un nuovo nemico e scaricargli addosso,
responsabilità, colpe e specialmente la propria ira. Non importa di chi siano
effettivamente le colpe, il nemico è lui, quindi la colpa è sua. Trovato il
colpevole, sono di nuovo a posto con la coscienza.
Questo la politica lo sa,
e di volta in volta propone il nuovo nemico. Prendete ad esempio il PD: prima
il demonio era Berlusconi, poi fu Grillo, poi fu Salvini, che ancora resiste
nella sua posizione di “privilegio”, salvo condividerla, negli ultimi tempi,
con varie situazioni di passaggio: islamici, anti europeisti alla francese,
all’inglese...
Ma una volta dettasi la
Verità, resterebbe il problema del coraggio, e qui non si può rilevare che...
quale italiano disconoscerebbe Don Abbondio?
La Storia ci racconta che
solo messo realmente alle strette questo strano popolo che chiamiamo italiano conosce
la forza d’urto della propria compattezza e unità di intenti. Si attende, senza
troppa fiducia, il prossimo episodio.
Nei 5 Stelle, ho smesso
da tempo di confidare. E sicuramente non avranno il mio voto alle prossime
tornate elettorali nazionali. Il perché si legge tutto nei loro comportamenti e
nelle battaglie portate avanti in questi due anni: battaglie formalmente
inconcludenti, e che mai vanno ai reali cuori dei problemi.
Un partito, un movimento
politico, deve essere indiscutibilmente guidato da una Filosofia, che ne
traccia la strada e ne disegna di passaggio in passaggio idee e comportamenti.
Ebbene, è da dopo la loro
entrata in Parlamento (datogli un po’ di tempo per capire come funzionano le
cose), che mi chiedo quale sia la loro Filosofia (volutamente scritto
maiuscolo).
Già li sento i miei
detrattori, che invece di rispondere alla domanda, in perfetto stile da
ventennio berlusconiano (categoria mentale, quindi appartenente a molti partiti,
non solo ai “forzisti”), mi incalzano chiedendo: “Perché, qual è quella degli
altri?”.
Il fatto che gli altri
non ne abbiano una, non vuol dire che anche tu debba esserne privo, anzi,
averla sarebbe, in questo mare di fango, una forza, una estrema forza.
Onestà, non è una
Filosofia, è una componente del comportamento, indispensabile, ma solo una
componente; fare “il conto della serva, fatto bene”, è una dote, ma non una
Filosofia; battersi contro “i ladri”, una componente della Giustizia, ma non
una Filosofia.
Restando dunque in attesa
di sapere quale sia la loro visione a lunto termine del Paese, della Nazione
che vorrebbero costruire, per i nostri figli, e tralasciando tutta una serie di
analisi che si potrebbero fare, ad esempio quella sulla questione euro e UE,
sulla quale non esito a dire che hanno posizioni a dir poco deliranti e
“auto-castranti”, prendiamo il caso che imperversa nelle cronache di questi
giorni: il crack delle quattro banche salvate con decreto dal Governo.
Qui, salta fuori il più
grande difetto di questo Movimento, difetto che ne rivela la reale radice.
Chiedere le dimissioni
del Ministro Boschi è cosa giusta, ma non sufficiente; chiedere che i
truffatori vengano arrestati e puniti, è cosa giusta, ma non sufficiente.
Certo, questo solletica
non poco la rabbia della gente (e qui, pian piano, scendiamo alla radice del
problema), ma, diciamocelo chiaro, serve a niente.
Boschi Maria Elena è un
pezzo del Sistema, un soldantino del Sistema. Pure ne ottenessero le
dimissioni, il Sistema provvederebbe a piazzare al di lei posto altra persona
che ne continui l’opera di disfacimento dello Stato italiano; arrestare i
truffatori e condannarli, darebbe un po’ di Giustizia alle vittime, ma non
impedirebbe ad altri truffatori di essere messi al posto dei precedenti.
Il retorico Di Battista,
invece di scaldarsi tanto su di una questione formalmente inesistente, dovrebbe
chiedersi, insieme con i suoi sodali, da dove veramente nasce il problema,
perché in Italia ci sono tutte queste sofferenza bancarie ad esempio, e da cosa
sono esse determinate. Chiedersi quanto, come e se c’entra la UE. Chiedersi
perché siamo sempre i soli in questa finta Unione ad essere più realisti del
re.
Chiedersi quale sia la perpetuantesi forma agente e non la sostanza contingente. E se tale tale forma si potrà e come replicare. Solo a quel punto si troverà vera risoluzione ai problemi.
Dovrebbe chiederselo,
indagare e dircelo, ponendo il problema fortemente all’attenzione della
pubblica opinione, costringendo i media a parlarne chiedendo corretta
informazione.
Smontare il Sistema, ma
quello vero, quello che si nasconde dietro le facce di quattro miserevoli
soldatini, di quattro manager da strapazzo, ed esporlo al pubblico ludibrio e
al dibattito pubblico. Cercare e rivelare la Verità, poiché solo quella ci farà
liberi.
Invece, siamo sempre e
soltanto alla sollecitazione della rabbia. Il che mi fa fortemente credere che
abbiano ragione che i 5 Stelle siano solo una operazione di “costruzione del
dissenso”, una costruzione che resta perfettamente incastonata nel circuito del
Potere; e ciò rivelerebbe “la radice”.
Nelle orecchie di coloro
che non dimenticano, risuonano ancora le parole di Casaleggio quando proprioall’inizio del mandato elettorale intimava ai suoi di “non occuparsi dimacroeconomia”. Perché? Che problema si sarebbe posto se dei cittadini se ne
fossero occupati? Forse il Movimento doveva e deve pestare i piedi a tanti, ma non a
tutti?
Un giorno forse sapremo
la risposta. Come nel passare dei decenni abbiamo capito, e ogni giorno si
aggiunge un mattoncino alla nostra consapevolezza, che i brigatisti erano solo
pupi nelle mani di grandi burattinai.
È la storia di sempre:
giovani appassionati credono in una idea (buona o cattiva è altra faccenda), e
qualcuno, fingendo di mettersi dalla loro parte, li usa per proprio tornaconto.
Il tempo ha fatto ormai
della psicoanalisi una materia vecchia, lo abbiamo imparato bene che per
crescere i figli devono “uccidere” i loro padri. Quando i Di Battista
diverranno adulti?
Nessun commento:
Posta un commento
dite pure quel che volete, siete solo pregati di evitare commenti inutili e volgarità.