lunedì 14 dicembre 2015

5 Stelle di inutilità.

Alle elezioni nazionali del 2013 votai Movimento 5 Stelle.
Ero convinto che il Sistema dei partiti avesse bisogno di una sonora mazzata tra capo e collo.
La mazzata indiscutibilmente c’è stata. Ma siccome la politica è quella cosa che, nel bene e nel male, trova sempre una soluzione, una possibile via d’uscita, una alternativa, i partiti tale alternativa l’hanno trovata e sono andati avanti senza colpo ferire.
Da questo mi sorge subito una riflessione: i fatti esposti da certi politici su alcune questioni fondamentali per mostrarne la irreversibilità (per esempio l’impossibilità di superare determinate politiche economiche), vengono da quegli stessi politici smentite quando... quando il problema tocca loro e sopra tutto il loro Sistema di potere; la mancanza di alternativa, dunque, riguarda solo le problematiche dei cittadini. “Non c’è alternativa, si dice. Ma dove non c’è alternativa, non c’è progresso” diceva Carlo Levi in un suo splendido discorso parlamentare (Senato, 9 aprile 1970). La mancanza di alternativa è la morte della politica.
Ma la politica, in una democrazia vera (per certi aspetti, flebili aspetti, ancora lo siamo), è in realtà nelle mani dei cittadini, i quali possono loro stessi trovare le alternative. C’è bisogno però di fare tabula rasa delle proprie ideologie e di coraggio. Coraggio soprattutto di accogliere la Verità. Quanti Italiani sono disposti a farlo?
Decisamente pochi se si pensa che la tabula rasa deve operare su venti e più anni di lavaggio del cervello mediatico legato alla contrapposizione “Berlusconi sì / Berlusconi no”, “Centro destra / Centro sinistra”, e andare a scavare sul fondo dell’anima. Una sorta di operazione di autoanalisi rigorosamente solitaria difficilissima da condurre in porto, perché avrebbe come primo scoglio quello del “mi/ci hanno mentito, il mio partito storico mi/ci ha tradito”. Più semplice tenersi le vecchie categorie e continuare a ballare mentre la nave affonda.
Oppure, come è divenuta abitudine, crearsi di volta in volta un nuovo nemico e scaricargli addosso, responsabilità, colpe e specialmente la propria ira. Non importa di chi siano effettivamente le colpe, il nemico è lui, quindi la colpa è sua. Trovato il colpevole, sono di nuovo a posto con la coscienza.
Questo la politica lo sa, e di volta in volta propone il nuovo nemico. Prendete ad esempio il PD: prima il demonio era Berlusconi, poi fu Grillo, poi fu Salvini, che ancora resiste nella sua posizione di “privilegio”, salvo condividerla, negli ultimi tempi, con varie situazioni di passaggio: islamici, anti europeisti alla francese, all’inglese...
Ma una volta dettasi la Verità, resterebbe il problema del coraggio, e qui non si può rilevare che... quale italiano disconoscerebbe Don Abbondio?
La Storia ci racconta che solo messo realmente alle strette questo strano popolo che chiamiamo italiano conosce la forza d’urto della propria compattezza e unità di intenti. Si attende, senza troppa fiducia, il prossimo episodio.

Nei 5 Stelle, ho smesso da tempo di confidare. E sicuramente non avranno il mio voto alle prossime tornate elettorali nazionali. Il perché si legge tutto nei loro comportamenti e nelle battaglie portate avanti in questi due anni: battaglie formalmente inconcludenti, e che mai vanno ai reali cuori dei problemi.
Un partito, un movimento politico, deve essere indiscutibilmente guidato da una Filosofia, che ne traccia la strada e ne disegna di passaggio in passaggio idee e comportamenti.
Ebbene, è da dopo la loro entrata in Parlamento (datogli un po’ di tempo per capire come funzionano le cose), che mi chiedo quale sia la loro Filosofia (volutamente scritto maiuscolo).
Già li sento i miei detrattori, che invece di rispondere alla domanda, in perfetto stile da ventennio berlusconiano (categoria mentale, quindi appartenente a molti partiti, non solo ai “forzisti”), mi incalzano chiedendo: “Perché, qual è quella degli altri?”.
Il fatto che gli altri non ne abbiano una, non vuol dire che anche tu debba esserne privo, anzi, averla sarebbe, in questo mare di fango, una forza, una estrema forza.
Onestà, non è una Filosofia, è una componente del comportamento, indispensabile, ma solo una componente; fare “il conto della serva, fatto bene”, è una dote, ma non una Filosofia; battersi contro “i ladri”, una componente della Giustizia, ma non una Filosofia.

Restando dunque in attesa di sapere quale sia la loro visione a lunto termine del Paese, della Nazione che vorrebbero costruire, per i nostri figli, e tralasciando tutta una serie di analisi che si potrebbero fare, ad esempio quella sulla questione euro e UE, sulla quale non esito a dire che hanno posizioni a dir poco deliranti e “auto-castranti”, prendiamo il caso che imperversa nelle cronache di questi giorni: il crack delle quattro banche salvate con decreto dal Governo.

Qui, salta fuori il più grande difetto di questo Movimento, difetto che ne rivela la reale radice.

Chiedere le dimissioni del Ministro Boschi è cosa giusta, ma non sufficiente; chiedere che i truffatori vengano arrestati e puniti, è cosa giusta, ma non sufficiente.
Certo, questo solletica non poco la rabbia della gente (e qui, pian piano, scendiamo alla radice del problema), ma, diciamocelo chiaro, serve a niente.
Boschi Maria Elena è un pezzo del Sistema, un soldantino del Sistema. Pure ne ottenessero le dimissioni, il Sistema provvederebbe a piazzare al di lei posto altra persona che ne continui l’opera di disfacimento dello Stato italiano; arrestare i truffatori e condannarli, darebbe un po’ di Giustizia alle vittime, ma non impedirebbe ad altri truffatori di essere messi al posto dei precedenti.

Il retorico Di Battista, invece di scaldarsi tanto su di una questione formalmente inesistente, dovrebbe chiedersi, insieme con i suoi sodali, da dove veramente nasce il problema, perché in Italia ci sono tutte queste sofferenza bancarie ad esempio, e da cosa sono esse determinate. Chiedersi quanto, come e se c’entra la UE. Chiedersi perché siamo sempre i soli in questa finta Unione ad essere più realisti del re.
Chiedersi quale sia la perpetuantesi forma agente e non la sostanza contingente. E se tale tale forma si potrà e come replicare. Solo a quel punto si troverà vera risoluzione ai problemi.
Dovrebbe chiederselo, indagare e dircelo, ponendo il problema fortemente all’attenzione della pubblica opinione, costringendo i media a parlarne chiedendo corretta informazione.
Smontare il Sistema, ma quello vero, quello che si nasconde dietro le facce di quattro miserevoli soldatini, di quattro manager da strapazzo, ed esporlo al pubblico ludibrio e al dibattito pubblico. Cercare e rivelare la Verità, poiché solo quella ci farà liberi.

Invece, siamo sempre e soltanto alla sollecitazione della rabbia. Il che mi fa fortemente credere che abbiano ragione che i 5 Stelle siano solo una operazione di “costruzione del dissenso”, una costruzione che resta perfettamente incastonata nel circuito del Potere; e ciò rivelerebbe “la radice”.

Nelle orecchie di coloro che non dimenticano, risuonano ancora le parole di Casaleggio quando proprioall’inizio del mandato elettorale intimava ai suoi di “non occuparsi dimacroeconomia”. Perché? Che problema si sarebbe posto se dei cittadini se ne fossero occupati? Forse il Movimento doveva  e deve pestare i piedi a tanti, ma non a tutti?

Un giorno forse sapremo la risposta. Come nel passare dei decenni abbiamo capito, e ogni giorno si aggiunge un mattoncino alla nostra consapevolezza, che i brigatisti erano solo pupi nelle mani di grandi burattinai.

È la storia di sempre: giovani appassionati credono in una idea (buona o cattiva è altra faccenda), e qualcuno, fingendo di mettersi dalla loro parte, li usa per proprio tornaconto.
Il tempo ha fatto ormai della psicoanalisi una materia vecchia, lo abbiamo imparato bene che per crescere i figli devono “uccidere” i loro padri. Quando i Di Battista diverranno adulti?


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