domenica 5 aprile 2020

LA SFERA DI CRISTALLO

Siamo chiusi in casa. Dice: "Questo è un buon momento per scrivere". E invece non ne ho nessuna voglia. Vi lascio qui adesso poche righe tanto perché non ci si perda di vista, miei piccoli dodici lettori.
Non è che sia annoiato, svogliato, prossimo alla depressione. Tutt'altro, ho cose da fare non ostante la quarantena, e quando non ne ho me ne invento, compreso l'esercizio, apprezzabile a detta dei miei, della pasticceria.
Curiosamente, in questo momento ci sarebbero mille cose da dire, umane, politiche, economiche, ma mi sento preso come da un senso di rispetto: c'è tante di quelle cose più importanti di ciò che io posso raccontarvi che non mi sento all'altezza.
Il post precedente era una poesia di Alfonso Gatto, una poesia di fiducia nel futuro, e anche di una certezza profonda, certezza che anche in questo momento difficile alberga nel nostro profondo: che torneremo alla vita.
In molti si affannano a preannunciarci che "non sarà più quella di prima", ma pensateci: è una banalità.
La vita non è mai quella di prima, anche quando sembra essere sempre la stessa, non è mai quella che è stata il giorno prima, non fosse altro perché NOI abbiamo un giorno di più. E allora, cosa sarà?
Ecco: da quando le nostre situazioni sociali, economiche, politiche non hanno più conosciuto la serenità di un tempo, siamo tutti presi dall'ansia da sfera di cristallo: "come sarà?". E chi può saperlo! Nessuno. 

Ci aggrappiamo alla Scienza, ma la Scienza ammette serenamente che "ne sa meno di noi", per il semplice motivo che più sei specializzato più perdi certezze, ed è normale che sia così. Un medico generico vi dirà: "è questo!", uno specialista vi dirà: "potrebbe essere questo, però facciamo un esame perché potrebbe essere anche quest'altro". 
Più il campo si restringe e più le possibilità si allargano. Curioso, vero?
Dunque, attaccarci alla Scienza ha senso fino a un certo punto, per il semplice motivo che la Scienza, se è onesta, ci dice quello che sa, e va comunque ringraziata.
Quindi, come sarà il futuro? Come è sempre stato: una cosa nuova che diventerà subito vecchia.
Dal mio punto di vista, riguardo a tutto quello che è accaduto negli ultimi 25 anni e rilevo senza ombra di dubbio che man mano che si smontava lo Stato sociale cresceva l'ansia nelle persone, l'ansia per il futuro; quando lo Stato sociale era una sicurezza, la gente si occupava delle normali difficoltà della vita e temeva molto meno, spesso quasi per nulla, l'avvicinarsi del futuro.
Banale? Può darsi. Qui è tutto un festival delle banalità, inseriteci pure la mia.
Ma forse, se siamo così in ansia per il domani, chi per il lavoro, chi per gli studi da scegliere, chi per la pensione, chi per le malattie, è perché l'incertezza è nell'oggi, ed è in noi. Incerto è il presente.
Non siamo più nemmeno sul Titanic, siamo sulla zattera e non abbiamo "nemmeno una maniglia". 

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