giovedì 6 settembre 2018

LA MENZOGNA CULTURALE - LÌ DOVE IL TEATRO MUORE (5)

Questo è un curioso Paese, dove la menzogna trova generalmente terreno più fertile della Verità. Non so se in altre nazioni sia lo stesso, per carità, ma devo osservare, purtroppo, che dai noi è così.
Il perché non me lo sono ancora spiegato, deve far parte del sentimento di autorazzismo italico. Di sicuro nel mio settore (che ricordo essere il Teatro) è passata una favola, gonfiatasi soprattutto negli ultimi anni, secondo la quale la Cultura (quella con la famosa C maiuscola) si sia fatta nel teatro pubblico (gli Stabili) e il privato (le Compagnie di giro) abbia invece fatto un teatro più popolare e mirato al guadagno, dunque di più basso valore culturale (e conseguente c minuscola).


Non so perché, ma la mia nettissima sensazione è che la riprova del funzionamento del Paese passa per la constatazione che il suo Teatro sta andando in senso opposto.
In questo periodo, infatti, il Paese è spinto sul piano del "libero mercato" e lo stesso si è fatto con le ultime normative sul Teatro. E come si può notare, le cose non vanno per niente bene. 

Più crudelmente, da quando i bancari hanno cominciato a conrnificarsi e divorziare con la velocità di una catena di montaggio chapliniana, gli attori hanno preso a far famiglia stabile, non si separano, allevano i figli e pagano il mutuo. 
Non me ne vogliano i bancari - presi da sempre ad esempio del più manierato piccolo borghesismo - ma questi sono davvero i terribili segnali che qualcosa non funziona! 

Facendo dunque una piccola riflessione mi sono dato la riprova che la storia del Teatro Stabile come luogo deputato della produzione culturale è una emerita bufala. 
Basta infatti pensare alle tante produzioni del Teatro Eliseo di Roma che hanno avuto nel corso degli anni protagonisti come Visconti, Stoppa-Morelli, la Compagnia dei Giovani, la Compagnia Lavia, ecc. Era compagnia privata la “Compagnia dei quattro” di Franco Eriquez, poi suddivisasi in Compagnia Mauri, Compagnia Moriconi, ecc. Erano private le Compagnie di Eduardo e di Peppino De Filippo, quelle milanesi del Teatro Carcano di Giulio Bosetti o del Pier Lombardo di Franco Parenti, così come private erano le compagnie di Vittorio Gassman, di Giorgio Albertazzi, di Carmelo Bene…

Potremmo continuare per intere pagine, ma credo bastino questi pochi nomi per smontare la favoletta che la Cultura sia passata in questo Paese solo per i teatri stabili. 
Mi si dirà che molti di quei protagonisti sono spesso stai scritturati dal Teatro pubblico. Vero! Ma questo abbatte l'idea che il contributo culturale delle compagnie teatrali private in questo Paese sia stato immenso? NO! NO! NO! 
Vogliamo fare l'elenco di testi e autori portati in scena da compagnie come Visconti-Stoppa-Morelli, le innovazioni di De Lullo- Falk-Valli e soci, il coraggio culturale di Gassman, di Bene, o Parenti?
Lasciamo perdere, vero? 

Occorrerà invece fare una piccola meditazione su quale sia, realmente, in teatro, il valore culturale.
Nel frattempo, io so che a molti di voi, soprattutto teatranti, questa mia nota parrà scontata, quasi inutile. Però, proprio a costoro io sento di volere rivolgere un invito: a riflettere sul fatto che le cose date per scontate sono certamente vere come in questo caso, ma spesso il non ripeterle consente alla menzogna ripetuta mille volte e mille volte sostenuta, di sostituirsi ad esse come una novella verità. 

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