lunedì 5 dicembre 2016

4 DICEMBRE, LASCIARSI ALLE SPALLE L'EDEN (o l'inferno dantesco)

Non ho avuto fiducia nel popolo italiano, lo ammetto. Dimenticando che l'unico momento in cui davvero reagisce è quando viene messo spalle al muro. 
Ho temuto la potente propaganda, ho temuto che la paura, la tecnica della paura scatenata dal regime avrebbe sortito il suo effetto. 
Ho usato l'idea della vittoria della parte avversa anche con un filo di scaramanzia, ed anche, lo confesso, per impaurire io, a mia volta, qualcuno, qualche pigro, magari, che sarebbe rimasto a casa pensando che tanto era tutto già fatto e scritto. E pure per portare un po' sfiga a quelli del Sì, voglio confessare anche questo. Resto un uomo del SUD, "Non è vero... ma ci credo". 

Ma non voglio cercar scuse, perché sono maledettamente felice di avere sbagliato! E ringrazio questo strano popolo, di cui non si comprendono mai bene i contorni, per avermi ricacciato in gola le paure. Non mi ha soffocato, mi ha fatto respirare. 
Perché il risultato del giorno di Santa Barbara è clamoroso, clamoroso e inequivocabile per i numeri, che sono indiscutibili. 
E che lanciano un segnale netto oltre ogni dubbio, il messaggio che dovrebbe arrivare a ogni politico della penisola: 

Cari politici italiani, è la seconda volta nel giro di pochi anni che il popolo italiano boccia una riforma della Costituzione che ne stravolge il contenuto, non parliamo di piccoli aggiustamenti o ammodernamenti (che pure quelli sarebbero da discutere, giacchè ogni volta che ne avete apportato uno avete combinato disastri, vedi Titolo V e Pareggio di Bilancio), ma di stravolgimento del contenuto, prima è toccato a Berlusconi ora a Renzi, prima al centrodestra ora al centrosinistra. 
Il messaggio a questo punto è: IL POPOLO ITALIANO NON VUOLE CHE LA SUA COSTITUZIONE SIA CAMBIATA. PUNTO. 
Non vale nemmeno il discorso delle" riforme condivise, a ampia maggioranza..." e tutti gli altri modi di dirlo. 

NO, IL POPOLO ITALIANO HA DETTO E RIBADITO CHE NON VUOLE CHE SI TOCCHI LA SUA COSTITUZIONE. PUNTO. 


Ci saranno quelli che diranno, forse giustamente, che gli Italiani vogliono che sia applicata... ma nemmeno questo è il concetto chiaro e inequivocabile che esce dalle urne. L'unico messaggio è quello che vi ho detto. Gli altri sono tutte interpretazioni. 

Nessuno però si illuda che sia finita. 
È stata vinta soltanto una battaglia, importante, tipo quella di Agincourt, ma non ancora la guerra, che sarà ancora lunga e complicata, dura e snervante. La bestia ferita, si agita ancor più, maledettamente, tira possenti e pericolosissimi colpi di coda.
Forse lo scenario sarà questo, ma come dice il suo autore è solo fantapolitica. 

...O no?
Lo scopriremo solo vivendo. Tanto, abbiamo vissuto e siamo sopravvissuti sempre, pure tra milioni di difficoltà. Chi può avere paura di un governo tecnico, quando questo Paese (e mica solo lui nella Storia) ha visto passare Lanzichenecchi e pestilenze, carestie e nazisti, colera e imperi, cadute e resurrezioni, ecc. ecc. ecc.
C'è un costo, sempre, soprattutto in termini di vite umane, che è quello più odioso, vero!
Ma questo sistema, che molti temono, solo per sentimento irrazionale, per paura, anzi per terrore, non ci è già costato devastazioni sociali e personali, dolori, morti, suicidi, malattie, disoccupazione, perdita di aziende, vessazioni, perdita di diritti dei lavoratori, del diritto alla sanità, alla scuola di valore e uguale per tutti, di pari opportunità, i poveri non sono forse più poveri e i ricchi più ricchi...? 
Se lasceremo questa terra, ci lasceremo forse alle spalle l'Eden o uno spettrale girone dantesco? 
Talvolta c'è coraggio in chi parte, talvolta in chi resta. 
Noi siamo in una paradossale situazione, nella quale il partire, il lasciare forse è il restare, restare e combattere, continuare a combattere. Sconfitta è avere paura del futuro, il coraggio è di chi compie il "salto nel buio", non di chi non vuole compierlo perché vittima della propaganda del terrore (e giuro che ne ho preso uno a caso). 

Non voglio qui, oggi, fare nomi, ma c'è uno sconfitto, il vero grande sconfitto, che nessuno ha finora nominato nei dibattiti. La sua è una sconfitta davvero unica, pesante, umiliante. 
E giusta. Per me la sua sconfitta è giusta, perché essendo un grande vecchio, lui c'era, lui c'era quando accadevano le cose più brutte della nostra Storia del '900. 
Costui, nel nome di una religione, la religione della sua élite, ha permesso che troppe cose si ripetessero. Ha tradito il suo popolo, e soprattutto (so' che vi parrà strano ma questo è un discorso che comprendo solo io, scusate) i suoi amici. 
Il Popolo italiano ha risposto. Ora basta. 


Nella bella notte italiana di ieri, mi è tornata in mente questa bellissima poesia di Alfonso Gatto. L'ultimo verso è un puro canto del cuore.
Permettete che la dedichi a tutto il Popolo italiano.  
 



25 aprile

La chiusa angoscia delle notti, il pianto
delle mamme annerite sulla neve
accanto ai figli uccisi, l'ululato
nel vento, nelle tenebre, dei lupi
assediati con la propria strage,
la speranza che dentro ci svegliava
oltre l'orrore le parole udite
dalla bocca fermissima dei morti
"liberate l'Italia, Curiel vuole
essere avvolto nella sua bandiera":
tutto quel giorno ruppe nella vita
con la piena del sangue, nell'azzurro
il rosso palpitò come una gola.
E fummo vivi, insorti con il taglio
ridente della bocca, pieni gli occhi
piena la mano nel suo pugno: il cuore
d'improvviso ci apparve in mezzo al petto.

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