L’ormai noto discorso del presidente della regione Campania
Vincenzo De Luca ai sindaci per incitarli a sostenere il Sì al referendum sulla
riforma costituzionale ha avuto, tra gli altri, un effetto che per un qualsiasi
uomo del Sud intelletualmente onesto è estremamente fastidioso.
Chi frequenta i social avrà potuto infatti verificare
che gran parte dei commenti indicano la tendenza al voto di scambio come
geneticamente innata nei Meridionali.
Questo, ovviamente, soprattutto da parte dei sostenitori del
No, molti dei quali temono che la vittoria del fronte avverso sarà determinata
proprio da questa sorta di connaturata diversità.
La Rete non è la verità, ma un occhio minimamente
attento può cogliervi, nel florilegio di opinioni, l’umore variegato e al
contempo composito del Paese e delle sue parti.
Questo caso è esemplare di ciò che ancora, dopo 155 anni di
Unità italica, il resto del Paese pensa di noi Meridionali e in particolare di
noi Campani. Restiamo simpatici, svegli, fantasiosi, galanti, divertenti,
ospitali, folkloristici, ma ancora non abbiamo cancellato tutto quel resto di
peggio che ci hanno sempre attribuito. Il luogo comune è duro a morire, e anche
il tanto di buono che dal Sud è venuto fuori in questo secolo e mezzo, non è
riuscito ad abbatterlo. Dovremmo interrogarci, perché un motivo ci dovrà pur
essere. Siamo e restiamo come quei simpatici truffatori, che si ammirano nel
momento stesso in cui si condannano.
E allora, qui si pone un problema: cosa faremo, noi cittadini?
Risponderemo come il governatore regionale si aspetta, confermando
così, agli occhi del resto d’Italia, la nostra condizione di geneticamente
asserviti al potere, o ci opporremo anche modificando il nostro desiderio di
voto, magari proprio per il Sì, pur di non esporci a un giudizio denigratorio e
sprezzante delle nostre capacità di essere davvero cittadini di questo Stato?
Il discorso di De Luca ha lo spaventoso effetto di spingere noi
in un doloroso paradosso, condiziona interiormente il nostro voto e anche la
sua conseguente “lettura”. Pure chi intende votare NO, si vedrà indicato,
forse, prima ancora che come difensore della Costituzione del ’48, come
antagonista del Presidente di regione.
L’art. 48 della Costituzione italiana, dice che “il voto è
libero”, e così dicendo indica non solo che è libero da imposizioni e
condizionamenti esterni, ma che lo deve essere anche da quelli interni: la
decisione deve essere presa in libera coscienza.
C’è ancora questa condizione per i cittadini Campani?
Nessun commento:
Posta un commento
dite pure quel che volete, siete solo pregati di evitare commenti inutili e volgarità.